2016
Evra, Hamsik, Perisic e altri: gli “italiani” allEuropeo
Alcuni fotogrammi dalla Serie A della giornata d’esordio ad EURO 2016
Il bello dell’Europeo – di qualsiasi edizione – è che oltre le vicende della Nazionale azzurra ci sono molti altri giocatori del nostro campionato all’opera. E tra questi, anche coloro che sono passati per andarsene poi via, alcuni rimpianti, altri totalmente o quasi dimenticati. La prima giornata conclusasi nella serata di martedì 14 giugno ha già detto molte cose sul torneo: il grande equilibrio (solo Italia, Germania e la sorpresa Ungheria hanno vinto per 2-0, per il resto è stato per tutti un gran faticare); la forza della fase difensiva (squadre disorganizzate non se vedono, semmai alcune decisamente spuntate in avanti); alcuni protagonismi di rilievo (Bale, Modric e Bonucci su tutti). La mia personalissima lista di “europei italiani” di questo esordio è composta da queste immagini.
FRANCIA: IL RIGORE DI EVRA
Patrice arriva in netto ritardo e determina l’opportunità per la Romania di andare sull’1-1. Non ho nella memoria falli simili nel corso del suo biennio juventino. I casi sono due: o con la Francia si corre peggio e la vista si annebbia dopo un’ora; o, generalmente, su quelle incursioni da dietro vigila Bonucci e un Leonardo la Francia non ce l’ha, se non al Louvre.
SVIZZERA: IL PIEDE DI SEFEROVIC
Una sola rete, peraltro in Coppa Italia, nel corso del suo passaggio alla Fiorentina. Contro l’Albania di opportunità ne ha parecchie l’attaccante della Svizzera. E, quantomeno, si può sicuramente dire che se le prepara bene. Scatta in profondità con i tempi giusti, si mette sempre in posizione di sparo con ottimi controlli del pallone. Poi, però, a tu per tu con il portiere decide sempre la stessa cosa: chiude gli occhi e va di potenza, trovando ogni volta l’opposizione di Berisha. La beffa è che il laziale si è reso protagonista di un errore clamoroso sul gol dei rossocrociati, ma su Seferovic niente, è assolutamente implacabile.
SLOVACCHIA: LO SLALOM DI HAMSIK
Sarebbe stata l’ipoteca sul più bel gol di Euro 2016. Per di più, una magia dopo appena due minuti. Galles – Slovacchia: Marekiaro si beve gli avversari in diagonale, scarta il portiere, rinuncia al tiro almeno in due attimi per avere la porta spalancata. Quando l’operazione sembra portata a compimento, spunta Davies a togliere il pallone dal sicuro vantaggio. Piccola annotazione: nell’ultimo campionato, il centrocampista del Napoli ha realizzato una rete inventandosela totalmente a Genova, contro la Samporia. Con un tocco finale di punta a suggellare un’azione capolavoro, un’accensione improvvisa nello stretto. Come a suggerire: stavolta troppa libertà gli ha fatto male, lo spazio ha finito per farlo perdere
CROAZIA: LA TESTA DI PERISIC
Il campionato all’Inter del croato ex Wolfsburg dice che quando è in giornata non è un giocatore facilmente controllabile. Sul finire della stagione ha offerto anche la sensazione di avere trovato quella continuità che spesso è il limite dei giocatori del suo Paese (ma non sarà un luogo comune? Perché Modric e Mandzukic, per fare due nomi, sembrano invece frequentare costantemente alti livelli di rendimento). Non sono neanche mancati i gol, fra l’altro. Ed uno, bellissimo, in tuffo di testa con il Palermo, suggerito da Icardi. Contro la Turchia i croati fanno a gara a non segnare. E lui ci mette del suo, anche per questioni di centimetri. Come sull’invito di Mandzukic, cross sulla sua testa e palla sulla traversa. Quasi a dire che le parti in commedia non possono rovesciarsi: sulla fascia ci sta l’ala (e il nerazzurro peraltro l’ha fatta benissimo), a centro area la prima punta (ma al Mario juventino sembra quasi uno spazio che non interessa più…).
AUSTRIA: LA TESTA (ANCHE) DI ARNAUTOVIC
Nel suo anno italiano trascorso all’Inter, le partite giocate e i trofei vinti dalla squadra sono stati identici. Nel Triplete di Mourinho il talento austriaco non ha avuto praticamente spazio. Anche perché a tutti sembrava una versione pallida di Balotelli: bad boy, polemico in campo, perso nella bella vita fuori. Adesso l’attaccante si è rinnovato e sembra un clone di Ibrahimovic, con chignon meno folto e rasatura a incattivirne l’aspetto. Gioca – o vorrebbe farlo – esattamente come Zlatan, al quale lo accostavano da piccolo. La differenza, però, non è solo di qualità e rendimento. Arnautovic pare discretamente offeso da tutto ciò che fanno i difensori per impedirgli di nuocere. Il suo linguaggio del corpo è totalmente orientato, sia col pallone tra i piedi che nelle altre fasi, a un solo scopo: pronunciare prima o poi la fatidica frase «Ma hai capito chi sono io?». La speranza è che lui lo sappia, senza confusioni (peraltro non è lui il primo responsabile della debacle con l’Ungheria. Ma non è innocente).