2016
EURO 2016 – Rooney: «La Brexit? Pensiamo a battere l’Islanda piuttosto…»
Il capitano dei Tre Leoni spegne i focolai («Sterling non rappresenta un problema per noi») e suona la carica contro i figli di Odino
EURO 2016: parole di circostanza per gli avversari islandesi («Li rispettiamo perché all’Europeo non esistono underdogs») e bocche cucite sull’inquietante Brexit (in questo caso prende addirittura la parola Roy Hogdson: «Abbiamo votato, si tratta di una scelta interessante per il Paese ma temo che qua ce ne intendiamo più di calcio…»). Alla fine la conferenza stampa dei sudditi di Sua Maestà – ospite speciale: il capitano Wayne Rooney, uno che sbocciò di brutto all’Euro portoghese del 2004 – è un inno un po’ deludente all’understatement più britannico. Niente risse verbali alla Oasis dei tempi d’oro né sarcasmo velenoso tipo Monty Python nell’immensa sala stampa dello Stade de Nice. Anzi, di più: polemiche spente sul nascere con metaforiche secchiate d’acqua fredda (si sussurra di uno spogliatoio inglese bollente con Vardy e Sterling sulle barricate) e tanta voglia di lasciar parlare il pitch nella speranza che si concretizzi, nei quarti, una Francia-Inghilterra dai contenuti storici, politici e sociali oltreché sportivi. Ma nel frattempo c’è l’incognita Islanda di mezzo. E un Rooney che qualcosa, qua e là, se la lascia sempre sfuggire.
Wayne, frustrato dall’Europeo che hai disputato fino a qui?
«Mmh, diciamo che potevo fare meglio…»
Ok, ma tu in Nazionale resti il goleador principale ed il primatista assoluto (52 gol). Solo che tra Russia, Galles e Slovacchia sei rimasto a secco…
«Fa parte del calcio, periodi del genere capitano a questo o a quel giocatore, non solo a me. L’importante è restare positivi, allenarsi a fondo e sperare di segnare al più presto. Magari fin da domani con l’Islanda. E poi di proseguire così anche nelle altre partite che seguiranno… (sorrisino)».
Chi ti preoccupa maggiormente tra gli islandesi?
«Un po’ tutti, ma io non trascurerei Gylfi Sigurdsson. So che nella sua nazionale ha il piede caldo e pure in Premier, nello Swansea City (lo Swansea del nostro caro Guidolin, Ndr), ha segnato un bel po’ di reti. E chi segna in quel campionato, beh, a me preoccupa sempre.».
Ma al quarto di finale coi francesi ci arrivate, vero?
«Ehm, non voglio parlare di questi argomenti prima di aver affrontato l’Islanda. Te lo dirò con maggior precisione domani sera.».
Si vocifera di uno Sterling primadonna nel vostro spogliatoio: cosa pensi del talento del Manchester City?
«Va tutto bene così: Raheem ha carattere, ma a noi non crea affatto problemi. Ovviamente vuole giocare (con la Slovacchia è rimasto ancorato in panchina, Ndr), ma allo stesso tempo si allena e, giorno dopo giorno, si dimostra sempre di più un centrocampista fantastico.».
Tra te e Vardy sono forse volate parole grosse?
«(Hogdson, seduto a fianco, prende la parola al posto del suo giocatore più rappresentativo, Ndr) Non esistono affatto problemi tra Jamie ed il nostro capitano. Sono invenzioni dei tabloid. Parliamo di cose serie, dai.».
E la Brexit, Wayne?
«No comment. Ho votato via posta, però.».
Ultima domanda perché il tempo è tiranno: mettiamo che la piccola Islanda, domani sera, elimini la grande Inghilterra. Apriti cielo?
«Sarebbe uguale come con qualsiasi altra squadra. Torneremo a casa molto delusi e ci faremo massacrare dalla stampa.».
Ma non succederà, giusto?
«Ehm, meglio vincere contro di loro e non pensarci più. Le loro statistiche non ci interessano: ok, l’Islanda è un Paese con neanche 5.000 tesserati calcistici però intanto in campo ci vanno i 23 in lista per questo Europeo. E quella è gente che merita grande rispetto…».
Di una cosa possiamo stare certi: non è detto che il Manchester United di Mourinho rivincerà il titolo al primo colpo o che questo umbratile Wayne si sblocchi proprio contro i figli di Odino, però mister Rooney ha imparato a fare il capitano per bene. E che capitano, ladies and gentlemen!
Dal nostro inviato a Nizza – Simone Sacco