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EURO 2016 – Lars Lagerback (Islanda): «Appagati? Macché, il bello viene adesso»

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Il CT della nazionale-simpatia rispetta gli inglesi ma vorrebbe restare in Francia «un’altra settimana». Capitan Gunnarsson: «Nessuna paura»

EURO 2016: intanto sono qui. Dopo aver sculacciato austriaci e messo in riga portoghesi e ungheresi (zero sconfitte nel gruppo F per gli “strakarnir”, alias i “ragazzi” per chi mastica la lingua dei vulcani), la nazionale islandese – prima partecipazione assoluta ad un grande evento calcistico – domani sera dovrà vedersela a Nizza contro l’Inghilterra di DierRooney e Vardy (un England ultimamente sempre più “isolata”) nell’ultimo ottavo di finale previsto dalla griglia europea di Francia 2016. Intanto sono qui, appunto, e mister Lars Lagerback (un passato di tutto rispetto alla guida della Svezia: fu il mister del famoso biscotto coi danesi ad Euro 2004…) in territorio francese vorrebbe restarci molto più a lungo: «Magari un’altra settimana – scherza lui di fronte ad un plotone di giornalisti – anche perché questa situazione mi aggrada molto.». Per riuscirci, manco a farlo apposta, dovrà battere la nazione che ha inventato il calcio e per lui la ricetta è oltremodo semplice: «Volete una tattica di successo? Dovremo tenere la palla più a lungo degli inglesi e, se possibile, segnare un gol in più di loro. Sapete, l’unica cosa che ancora mi sorprende nel football – filosofeggia lo stesso Lagerback è che nulla mi sorprende più. Fai una buona partita, trovi il gol e approdi al turno successivo: questo sport, in definitiva, resta un gioco semplice.». Forse aveva ancora negli occhi la “furbata” portoghese di ieri sera con la Croazia

RIVALI DA UNA VITA – Un giornalista britannico gli domanda se ha tuttora problemi con Roy Hogdson dato che i due sono quasi coetanei (lo zio Roy, 68 anni, è più vecchio di un anno) e ne hanno vissute tante sui campi di mezza Europa. Lagerback non si fa pregare: «Diciamo che, nel corso della mia carriera, ho avuto con Roy dei rapporti più buoni e meno buoni dato che ci conosciamo fin dal lontano 1976. Di certo è che lo ritengo un tecnico troppo intelligente per mutare radicalmente lo schema della sua squadra. Anche noi resteremo quelli di tre partite fa quando debuttammo in quest’Europeo contro Cristiano Ronaldo e soci. Quindi aspettatevi grande mentalità ed un’atmosfera fantastica all’interno dello spogliatoio.». Ok, ma non c’è modo di sentirsi fin troppo appagati e di aver già fatto la storia dopo essere arrivati secondi in un girone non difficilissimo, ma senz’altro ostico? Mister Lars sorride: «No, affatto: in realtà per noi il bello arriva adesso. Se riuscissimo a battere gli inglesi ed approdare ai quarti, sarebbe un cambiamento epocale per il movimento calcistico islandese. Io ho già deciso da tempo: lascerò questa panchina dopo gli Europei, ma una vittoria del genere cambierebbe comunque la mia vita.». Della serie: dato che siamo la nazione che ha esportato i Sigur Ròs, lasciatemi almeno sognare dentro questa enorme nube azzurra (come il colore della maglietta della KSI).  

PAROLA DI CAPITANO – Mentre il suo allenatore parla, il capitano barbuto Aron Gunnarsson ascolta in religioso silenzio. Eppure, interrogato sulle sue condizioni fisiche post-Austria prende volentieri la parola e mette giù il concetto definitivo dell’intera conferenza: spiacente, voi forse ci volete già fuori, ma questa Islanda non ha paura di nessuno. Il figlio di Gunnar: «Sto bene, grazie. La gara con gli austriaci è stata dura per noi, io sono uscito dal campo con crampi e lividi, ma nel frattempo ho recuperato e sono concentratissimo in vista di domani. Ok, è una gara da dentro o fuori con i maestri del calcio mondiale, ma alla fin fine restano degli atleti come noi: gli inglesi non ci incutono alcun timore.». La sua barba involontariamente hipster, i suoi svariati tatuaggi traditional, la sua grinta glaciale. Aron ed il resto degli strakarnir non si sentono né al termine della notte nè alla fine di un sogno. Voi, nel caso, non provate a svegliarli.

Dal nostro inviato a Nizza – Simone Sacco 

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