Europei 1976: 5 motivi per ricordare l'edizione vinta dalla CECOSLOVACCHIA - Calcio News 24
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Europei 1976: 5 motivi per ricordare l’edizione vinta dalla CECOSLOVACCHIA

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L’edizione degli Europei del 1976 è rimasta nella storia per diversi motivi: dal primo “cucchiaio” alla rivoluzione italiana

La quinta edizione del campionato europeo viene vinta dalla Cecoslovacchia che batte in finale la Germania Ovest. Ecco 5 motivi per ricordare cos’è successo.

1) Il primo cucchiaio della nostra vita. Non c’era ancora stato nella storia degli Europei un gesto così forte, tanto da diventare iconico, dominando il racconto di un’edizione che vede un vincitore a sorpresa. La finale tra Germania Ovest e Cecoslovacchia si decide ai rigori e l’esecuzione di Antonin Panenka cancela nella memoria tutto ciò che c’era stato prima. Ovvero, una gara nella quale dopo 25 minuti è la nazionale dell’Est a vincere 2-0 sui campioni del mondo in carica. Un 2-0 determinato dalle reti di Svehlik e Dobias. accorcia subito le distanze Dieter Muller, da non confondersi con il più celebre Gerd, la cui assenza pesa per la potenza di fuoco della squadra; poi, a un minuto dal novantesimo, Holzenbein firma il pareggio. Ai rigori sbaglia Hoeness e Panenka segna con un’esecuzione che non si era ancora mai vista perché nessuno l’aveva anche solo immaginata. Maier osserva l’atroce gesto che un portiere possa subire, un tiro che non è un tiro che condanna chi si tuffa per cercare di indovinare l’angolo. In realtà, Panenka non era nuovo a questo gesto. Lo faceva regolarmente come forma di scommessa con l’amico portiere Zdenek Hruška. A ogni rigore segnato in allenamento, una birra o una tavoletta di cioccolata. Poi ci provò anche in campionato, ma chi è che a quell’epoca vedeva calcio internazionale, ancor più se giocato oltre la cortina di ferro di un’Europa divisa in due?

2) Gli imitatori. Il dopo-Panenka è fatto dei rigori coraggiosi di Totti, Zidane, Pirlo, Van Persie e anche di quelli che ci hanno provato senza incantare nessuno, entrando così nel girone delle brutte figure da sbeffeggiare. Ma nessuno ha avuto il coraggio di Viktor, che in quanto primo si è assunto l’onere della massima sfida. E come ha raccontato lui anni dopo, «vedere tanti giocatori provare il mio colpo mi dà soddisfazione e mi ricorda che quella notte ho fatto una cosa magica: avessi sbagliato, sarei andato in fabbrica». Che non è un modo di dire, sarebbe successo per davvero.

3) Panenka dopo l’Europeo. Una vita piena cose: ha recitato al cinema; ha dato il suo nome a una rivista spagnola, piena di articoli d’approfondimento di calciofilia documentata e appassionata. Ha anche posato per un calendario sexy, che equivale a dire che la fama non lo ha davvero mai abbandonato e che lui ha cercato anche di sfruttare scendendo in politica.

4) La finale mancata. Avrebbe dovuto essere Germania-Olanda, grande rivincita del Mondiale del 1974, ma gli Orange si fanno eliminare proprio dalla Cecoslovacchia in semifinale. Anche questa, come tutte le gare, finisce ai supplementari. Si gioca in Jugoslavia, i campi sono allagati da piogge torrenziali che rendono le sfide un po’ pazze e divertenti. La Cecoslovacchia vince la finale di Belgrado anche grazie a tre ingredienti: l’abituale carica agonistica; una buona padronanza tecnica; lo score del periodo, arrivò all’ultimo atto con un percorso di 20 gare senza sconfitte.

5) La rivoluzione italiana. La Nazionale azzurra dopo i disastri del Mondiale 1974 viene affidata a Fulvio Bernardini. Il Ct ha 68 anni, ama il calcio spettacolo e resetta il gruppo precedente anche con una scelta radicale (forse oggi si direbbe anche populista): allarga le convocazioni andando a pescare anche dalla Serie B e dalla C, per un totale di 55 giocatori. Al debutto con l’Olanda a Rotterdam presenta 5 debuttanti: Rocca, Roggi, Orlandini, Zecchini e Antognoni. L’Italia non è più la rappresentativa del blocco del Nord, ma va alla caccia di giocatori ben oltre il perimetro di Juventus, Inter e Milan. Non basta per qualificarsi, oltre a Cruijff c’è anche la Polonia a rendere complicata la strada.