2016
Gli Europei e la zona Cesarini
Ecco cosa potrebbe accadere ai quarti di finale della competizione
Molte delle emozioni più forti si concentrano sul finale, si sa. Una situazione tipica di ogni narrazione e ancor più di una partita di calcio, dove l’happy end del quale lo spettatore ha bisogno riguarda solo una parte del pubblico, l’altra è destinata alla disperazione. Ancor più violente sono gioia e delusione se è proprio nei minuti conclusivi che si decide il verdetto dell’incontro, a meno che il pareggio vada bene a entrambi in virtù di qualche calcolo di classifica. Curiosamente, questo Europeo sta presentando veri e propri colpi di scena quando le lancette dell’orologio sembrano correre più veloci. In fondo, è anche questo lo spettacolo del dentro-fuori o dei gironi che non ti consentono passi falsi, anche se quest’anno si poteva anche sfangarla perdendo una gara, visto che ben quattro migliori terze su sei sono passate al turno successivo. In questa prima parte di Euro 2016, sono state davvero tante le situazioni vivaci della cosiddetta zona Cesarini (proviamo a delimitarla temporalmente: dall’ottantacinquesimo in poi, compresi i minuti di recupero che dilatano non poco, anche se rispetto alle nostre abitudini in Serie A stiamo assistendo a gare “più corte”). Proviamo perciò a giocare all’esito dei prossimi quarti di finale andando a capire come si sono comportate finora le magnifiche otto. Con la certezza assoluta che anche qualora si individuassero delle regole di comportamento, l’unica vera garanzia è mettersi nella condizione di non sottostare agli impazzimenti dei finali, operazione riuscita finora agli ottavi a Germania e Belgio, nazionali autrici di vittorie larghe nel punteggio e nella sostanza.
Polonia – Portogallo
Lewandowski e compagni (più i secondi del primo, quanto mai abulico), hanno finora dimostrato di saper stare alle corde grazie a una capacità di concentrazione difensiva che ha supplito a evidenti cali fisici. Sono stati dominati dalla Svizzera negli ottavi, ma sono riusciti a resistere senza particolari patemi per trascinarla ai supplementari e avere poi ragione ai calci di rigore. Al contempo, il Portogallo, che su 4 incontri non è mai andato oltre il pareggio (vincendo nell’extratime con la Croazia), sembra avere un problema più di iniziativa autonoma, è squadra che non fa grandi scatti né di volontà né di gioco se non riceve schiaffi che lo scuotano dal torpore. Vista così, la gara è sul filo dell’equilibrio e dello studio reciproco, anche nelle battute che portano al fischio di chiusura.
Galles – Belgio
Chiusure con i botti e altamente significative di pregi e difetti. I britannici (anche loro pro Brexit…) devono al palo colpito da Nemec i primi 3 punti con la Slovacchia e al puntone di Sturridge la sconfitta con l’Inghilterra nelle battute finali. Un saldo positivo, invece di 2 pareggi sono usciti con 1 punto in più importante per il passaggio del turno. Il Belgio ha fatto lezione degli squilibri della gara d’esordio, quando all’Italia ha concesso la rete del 2-0 (che poteva arrivare qualche attimo prima se Courtois non avesse risposto da par suo al tiro di Immobile). La prova si è avuta con l’Ungheria. Risultato già ampiamente deciso sul 3-0, ma c’è ancora stato spazio e tempo perché non si incassasse una rete su un bello spunto di Elek e arrotondare con Ferreira-Carrasco, giusto per ricordarsi delle ampie possibilità esistenti tra le riserve d’attacco.
Italia – Germania
Noi siamo quelli della tassa Pellè. Azioni in fotocopia e rete del 2-0 con Belgio e Spagna che chiudono discorsi ancora aperti. Soprattutto agli ottavi, quando Buffon ha impedito che Piqué fosse la versione iberica del francese Wiltord che ci aveva rimontato nella finale di Euro 2000 alla stessa maniera (la similitudine delle spizzate di Barzagli oggi e Cannavaro ieri è quasi inquietante: si vede che a noi piace metterci alla prova ad anni di distanza…). Del resto, con la Svezia abbiamo inventato il gol di Eder agli sgoccioli e avremmo potuto persino raddoppiare se Candreva non si fosse fatto tentare dal demone dell’egoismo. Tanta grazia l’abbiamo pagata con l’Irlanda, ma è balzello del tutto irrilevante se non per qualche riflessione a posteriori sulla necessità che la BBC si presenti integra nella sua composizione per evitare guai. Anche la Germania non scherza: pronti e via, contro l’Ucraina Schweinsteiger è entrato nel finale e ha messo a segno la rete del 2-0 andando a chiudere una ripartenza perfettamente eseguita. Per il resto, poco da segnalare, se non la meravigliosa combinazione tra Muller e Kroos oltre il novantesimo di Germania-Slovacchia, indicativa di come per mentalità, abitudine, tradizione e da quest’anno anche divertimento i tedeschi non si fermino mai, anche sul 3-0.
Francia – Islanda
Piccola premessa doverosa: con il geyser sound, gli islandesi hanno il primato dei titoli di coda, nessun scena è così bella per chiudere con il sorriso lo spettacolo. Quanto al dato puramente agonistico, si devono invece preoccupare. Non per loro problemi, ma per le virtù dei padroni di casa. Entrambe le vittorie nel girone con Romania e Albania sono arrivate quando sembrava profilarsi il pareggio (3 gol in 2 gare, con Payet grande protagonista). L’Islanda ha buttato via la vittoria con l’Ungheria per l’autogol di Saevarsson, ma non ha avuto effetti sulla qualificazione, così come la rete di Traustason che ha determinato il 2-1 sull’Austria. Più indicativo, nel loro caso, è paradossalmente, ciò che non è accaduto nel finale con l’Inghilterra: nessun patema d’animo, nessuna occasione per gli avversari, nessuna incertezza. Forse è proprio in questa “normalità”il segreto di tanta imprevista ed eccitante eccezionalità.