2016

Polemiche sterili, anche su Insigne

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Rubrica “Italia Anno Zero”: non il miglior avvicinamento alla sfida in/out con la Spagna

La sconfitta subita dall’Irlanda nell’ultima gara della fase a gironi è in piena aderenza con le nostre caratteristiche emotive: quando c’è in palio un obiettivo degno di essere chiamato tale, impegno e dedizione dell’Italia sono inappuntabili. E spesso il risultato arriva. Quando la gara non conta, puoi chiamarti Conte o come preferisci, non c’è storia che tenga: la concentrazione cala, di seguito il livello della prestazione, il risultato non arriva.

PUNTI CRITICI – La gara con l’Irlanda, che chiudeva un gruppo E già vinto con un turno d’anticipo, non rientra certamente tra quelle da archiviare nel libro dei ricordi: detto del risultato, sul banco degli imputati una prestazione davvero incolore. Italia lentissima, in enorme difficoltà sul piano del ritmo, fattore che ha messo in evidenza in tal senso l’inadeguatezza delle alternative: Thiago Motta non ha determinate caratteristiche – al passo con il calcio europeo – ed è peraltro fuori condizione, Sturaro e Bernardeschi hanno peccato di timidezza, Zaza ed Immobile non hanno rintracciato quelle coordinate che in avvio del percorso di qualificazione avevano lasciato pensare ad una loro insostituibilità nelle gerarchie di Conte.

MA NON SOLO – Ha fatto male anche la tenuta difensiva: fino alla rete del definitivo svantaggio firmata da Brady, l’Italia era stata tenuta in piedi dagli interventi di Sirigu. Ha pesato senz’altro la spada di Damocle della diffida incombente sulla testa di Bonucci, che non ha potuto forzare la mano come invece solitamente accade, ma nel complesso di una gara vissuta sottotono. Conte infuriato? Torniamo all’incipit dell’articolo. Puoi essere chi vuoi, non cambierai mai la storia dell’Italia: una nazione di uomini in grado di dare il meglio quando messi spalle al muro, in concomitanza del grande evento, quando c’è da ottenere un risultato vitale alla propria causa, ma allo stesso tempo superficiali e dunque discontinui se l’appuntamento in questione ha valore meramente statistico. Soltanto l’ultimo esempio ricorrente: tre gol subiti dal Belgio in amichevole appena sette mesi fa, scenario completamente ribaltato ad Euro 2016.

POLEMICHE EVITABILI – Un caso? Niente affatto. Ragion per cui alcune polemiche diventano assolutamente sterili: non perché l’impegno non contava, ma perché siamo al corrente della nostra essenza. Ne siamo consapevoli, siamo fatti così. E lo sapevamo alla vigilia. Sono apparse altrettanto prive di senso le questioni poste sulla gestione di Lorenzo Insigne: è vero, questa Italia non gode di un tasso tecnico particolarmente elevato. Tutt’altro, verrebbe da dire. Ed il gioiello partenopeo eleva, altroché se non lo fa. Ma anche qui, è un problema di impostazione: il commissario tecnico, facendo la conta dei mezzi a disposizione, ha scelto altra via. Una nazionale tutta fisico e sacrificio, dove ognuno è chiamato a svolgere il suo compito preciso, senza possibilità di errare. Lorenzo Insigne ha palesemente altre caratteristiche. E peraltro è un attaccante più da tridente che da tandem. Ragion per cui, in questa Italia, può essere inteso esclusivamente come carta da giocare in corso d’opera: minuto in più o minuto in meno fate voi, ma non è su una manciata di secondi che può essere montata una polemica tanto nociva. La Spagna è vicina, ed è l’unica cosa che conta.

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