2016

Conte il fenomeno passeggia su un Belgio sbilenco

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Rubrica “Italia Anno Zero”: le chiavi della vittoria dell’Italia nella prima di Euro 2016

C’è un dato che inchioda sonoramente il Belgio: 18 i suoi tiri totali, di cui appena 2 nello specchio della porta. L’Italia ha invece tirato in 11 occasioni, centrando la porta di Courtois (il migliore dei suoi) in 6. La domanda nasce spontanea: ma quelli tecnici e talentuosi non dovevano essere loro? Ed invece le fredde statistiche li riscoprono caotici ed imprecisi. Al contrario la poco qualitativa Italia tramuta in oro quel che produce.

TALENTO SOPRAVVALUTATO? – Un tantino sì, questo va detto. La stragrande maggioranza dell’opinione pubblica si è lasciata beffare dai vertiginosi prezzi di mercato dei Red Devils ma, solo per fare un paio di esempi, se la valutazione di De Bruyne è di 80 milioni di euro o fioccano offerte per Lukaku con base da 50, qualche errata evidenza è da mettere in conto. Al netto di questa sopravvalutazione, va ovviamente riconosciuta al Belgio una discreta dose di talento: il problema è che lo stesso non viene reso proficuo. Sì, gli uomini di Wilmots hanno scalato il ranking Fifa, ma al momento della verità perdono colpi: tradotto, non appena incontrano una squadra più strutturata – nel novero di una competizione – cedono il passo sotto i colpi della propria disorganizzazione. E, non bastando gli individualismi (dato che non parliamo dei Messi, Neymar e pochi altri al mondo), la tela del Belgio è oggi un cubo di Rubik la cui risoluzione spetta ad un allenatore al momento poco reattivo.

ORGANIZZAZIONE PAROLA CHIAVE – Lo hanno riconosciuto in primis i belgi, di essersi smarriti di fronte alla superiorità tattica della nostra Italia: fattore emerso con indubitabile evidenza e da ricondurre in tutto e per tutto alla sapiente opera del commissario tecnico Antonio Conte. Quando un po’ tutti si dannavano nel proporre i loro convocati e denigrare le scelte del selezionatore, abbiamo provato ad andare nella direzione opposta: ora gli stessi salgono sul carro, funziona così. Vuoi o non vuoi mister Conte è l’allenatore più strutturato della competizione, nonché l’unico commissario tecnico in carica (lo ha peraltro scherzosamente ricordato nel post-partita): le sue squadre sono riconoscibili per disciplina ed esecuzione dei ruoli, la compattezza è la linea guida essenziale ma c’è tanto altro. In primis due caratteristiche: lo sfruttamento totale delle corsie laterali – ieri devastante Candreva – e lo sdoppiamento degli interpreti, vedi il fidato Giaccherini, in grado allo stesso tempo di dar manforte alla fase difensiva e buttarsi dentro con perfetta scelta di tempo. Sul muro bianconero sapete già tutto.

OLTRE LA TATTICA – Chi non corre non gioca, per intenderci, ma al di là di queste considerazioni organizzative c’è un mondo: Antonio Conte, più di ogni altro aspetto, riesce a tirare fuori dal suo gruppo quel che non riesce alla stragrande maggioranza dei suoi colleghi. Sull’aereo per Francia 2016 sono salite ventitré persone pronte a gettarsi nel fuoco per lui, ma si va ben oltre i ventitré: anche l’ultimo dei suoi collaboratori o il magazziniere di turno si sente parte in causa di qualcosa che in quel momento è più grande della sua individualità. Più alto. Quando è così, paradossalmente, poco importa degli infortuni di Marchisio e Verratti: ovviamente mancheranno quando il livello della competizione si alzerà e probabilmente l’Italia pagherà dazio alle nazionali più quotate, ma se sei in grado di attingere il 110% da chi hai scelto per la tua battaglia, sai di potertela giocare a prescindere dagli interpreti. Antonio Conte in tal senso è inarrivabile: magari alla fine non si vincerà, non ha la squadra per farlo, ma nessuno avrà dubitato del senso della missione. E l’immagine della sanguinosa esultanza è già la fotografia del nostro Europeo.

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