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Eto’o: «Un calcio al razzismo. Lo sport può aiutare perché ha un ruolo per tutti»

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Samuel Eto’o, ex attaccante dell’Inter, ha parlato a La Repubblica dell’iniziativa contro il razzismo organizzata a San Siro

Samuel Eto’o, ex attaccante dell’Inter, ha parlato a La Repubblica dell’iniziativa contro il razzismo organizzata a San Siro assieme ad altri ex calciatori. Le sue dichiarazioni:

INIZIATIVA – «Messi, Puyol, Sneijder, Pirlo, Seedorf, Dybala, Totti, Pippo Inzaghi, Shevchenko, Thuram. Tutti insieme per dare un calcio a chi vuole un pallone segregato. Non voglio parlare di calcio, ma di quello che il calcio può fare per favorire integrazione e inclusione. È un mezzo straordinario perché vola sugli ostacoli e parla tutte le lingue. Ho giocato in molti Paesi e da due, Spagna e Italia, sono stato accolto benissimo. Bisogna essere capaci di guardare oltre il pallone». 

RAZZISMO – « Lo sport è bello perché ha un ruolo per tutti, e i veri SuperEroi sono quelli che danno esempi di inclusione e di integrazione. Non è che a me il verso della scimmia negli stadi non l’hanno fatto, e ho avuto problemi anche in strada. Però vi dico che l’Italia è il Paese meno razzista d’Europa e forse anche il meno ipocrita. La mia famiglia è rimasta a vivere a Milano, mia moglie ci si trova bene, quelle nello stadio sono minoranze, sporcano l’immagine del Paese, non minimizzo, vanno perseguite, anzi mi chiedo come mai non si sia riusciti a debellare certe brutte manifestazioni. In Inghilterra ce l’hanno fatta. Bisogna partire dai bambini che sono vittime innocenti». 

PALLONE D’ORO NON DATO AGLI AFRICANI – «Era una constatazione. Se sei un giocatore africano è più difficile vincerlo. Ci è riuscito nel ’95 solo Weah. Ventisette anni fa. Dovrebbe anche cambiare il racconto sportivo che fate del nostro continente. Non siamo solo povera gente, condannata da un destino disegnato da altri, ma abbiamo un’eccellenza tecnica: Joel Embiid, stella Nba, dei Philadelphia 76ers, è camerunese». 

UCRAINA – «Le guerre sono brutte. In Africa ce ne sono tutti i giorni e si conoscono i nomi di chi le fa, ma sembra non importare a nessuno. Però chi scappa dai conflitti africani non è ben accolto o forse non è abbastanza vittima? Eppure l’Europa prende il nostro gas, i nostri diamanti, i nostri prodotti. Lo sport ha una voce forte, sa farsi ascoltare, andare oltre i pregiudizi»

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