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Esclusiva – Pagni: “Grazie Chievo, vi spiego i motivi dell’addio. Proposi Immobile all’Inter, sulla Salernitana…”

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Una carriera giovane ma ricca di soddisfazioni maturata sui campi di Lega pro ma non solo. L’esperienza al Chievo Verona, un master seguendo le sue parole, che gli ha permesso di arricchire il già vasto bagaglio professionale. Con i clivensi il ruolo di responsabile degli osservatori e collaboratore tecnico, un rapporto concluso nel mese di dicembre. Danilo Pagni si confessa in esclusiva ai nostri microfoni tra passato, presente e futuro.

Dottor Pagni, a dicembre ha chiuso il rapporto lavorativo con il Chievo Verona. Può spiegarci il perchè di questo addio?
Io quando sono entrato a far parte della famiglia Chievo, perchè quella è una famiglia, arrivavo dall’esperienza al Taranto. E’ stata un’esperienza importante perchè io ho portato diversi giocatori a parametro zero dove la società ha messo sicuramente il segno più. Io credo che il mio lavoro e il mio monitoraggio ha portato diversi risultati. Mi lega un rapporto di amicizia e di stima con il direttore Sartori. Al Chievo c’è una scala gerarchica ben definita, ho ritenuto che il mio percorso era giunto alla fine. Quello è un gruppo di amici che sono insieme da tantissimi anni. Dopo l’arrivo di Nember, che aveva fatto il corso con me, ho ritenuto che il mio percorso fosse finito. Luca è un amico, era il mio compagno di banco, e ha fatto bene al Lumezzane. Mi lega un rapporto di stima e di affeto con Sartori, con Costanzi che sono professionisti esemplari. Io ho lavorato credo bene nel Sud America: sono stato il primo a segnalare Maxi Moralez, di Romulo in esclusiva, di Acerbi quando era a Pavia e questo Cattoli lo può confermare. Lo stesso Pratto che per me rimane un grande giocatore, non alle cifre che lo prese il Genoa. Io andai a vedere la gara tra Universidad del Chile e Velez, incotrai Gustavo Goni e parlammo di Pratto. Avrei anche potuto contiuare con il Chievo ma ho fatto valutazioni diverse, ho sempre fatto il direttore generale e per me il Chievo è stato un vero e proprio master. Costanzi con poche risorse ha tirato su un settore giovanile di altissimo livello e per me è stato importante lavorare con loro. Sono partito dalla prima categoria e sono arrivato a fare il collaboratore tecnico per una società importante come quella veneta”.

Quali di questi giocatori secondo lei hanno portato i migliori risultati?
“Per correttezza non vorrei fare i nomi ma parliamo di giocatori presi dai Dilettanti, portanti in A e poi girati in Lega Pro. Hanno portato risorse economiche, In Lega Pro adesso le cose sono cambiate, prima pagavano per avere dei giovani ora invece chiedono dei soldi. Quindi adesso il mercato è cambiato, come può vedere”.

Lei, nonostante la giovane età, vanta diverse esperienze in club come Taranto, Gallipoli, Sorrento e Salernitana. Questa idea della Lega Pro unificata può creare dei vantaggi?
E’ una domanda bella e pertinente, io parto da questo concetto: è stato un errore abolire le retrocessioni. Sul discorso del ringiovanimento della Lega Pro metto la firma però non deve andare a discapito della qualità. Non bisogna costruire le squadre con la calcolatrice per avere l’età media, deve prevalere la qualità. Macalli ha ragione nel dire che deve fare calcio solo chi ha i soldi e le potenzialità per garantire il costo del lavoro che si è ridimensionato rispetto al passato, però le devi garantire. Come? Attraverso le fideiussioni certe e l’ispezioni bimestrali, nessun grande luminare della medicina ha augurato ai Presidenti di fare calcio. Devono giocare i giovani di qualità, non per le sovvenzioni. Gli osservatori, i capi scouting si devono muovere secondo notizie certe. Un osservatore può fare anche tanti chilometri se sa che un diciannovenne gioca insieme ad altri venticinquenni, allora significa che vale. Nonostante la presenza di giocatori importanti come Miccoli e Foggia, il livello si è abbassato. L’anno prossimo mi auguro di assistere a campionati dove non ci siano penalità, molti direttori si sono ritrovati in B o in Lega pro attraverso ripescaggi, io sono abituato a vincerli sul campo i campionati. Oggi bisogna rivalutare il patrimonio tecnico delle giovanili, ci sono molti direttori che lavorano avendo portato solo un paio di acquisti. Poi un’altra cosa, perchè il direttore in Italia non ha diritto al fondo di garanzia? Se una società fallisce perchè io direttore non posso appellarmi al fondo di garanzia?”.

Lei è stato uno dei protagonisti del ritorno tra i professionisti di un club glorioso come la Salernitana. Come mai i granata, nonostate l’acquisto di Foggia, non stanno entusiasmando e perchè disse addio alla società di Lotito?
Io non volevo andare alla Salernitata, avevo un contratto importante con il Chievo Verona e non ero convinto. Ma non per Salerno o per Lotito assolutamente. Avevo timore che i frutti del mio lavoro poi potevano giovare ad altri. Avevamo risorse esigue ma lavorammo con competenza e portando subito dei risultati. Non dimentichiamoci che l’anno dopo giocarono 9/11 della formazione da noi allestita, con la ciliegina della Supercoppa di categoria. La Salernitana con il lavoro mio e dei miei collaboratori ha vinto il campionato di serie D, ha stravinto la c1 con la stessa squadra. In Lega Pro hanno cambiato tutto ma perchè il budget è di quattro milioni di euro. Foggia per me rimane un ottimo giocatore e un’ottima persona ma il calcio in Lega Pro deve essere fatto con la forza del collettivo. Si deve essere uniti, la società in primis con tutti i protagonisti che remano dalla stessa parte e l’equilibrio societario ed economico. Fermo restando che la Salernitana deve vincere i play-off, paga gli stipendi mensilmente e non è poco e ha un pubblico da categoria superiore”.

Quale mercato secondo lei andrebbe approfondito?
Ci sono diverse nazioni che stanno proponendo giocatori giovani e interessanti. Quattro anni fa si parlava di Colombia ma credo che sia fondamentale il metodo e i collaboratori. Adesso mi è stato chiesto di dare una mano alla R.O.I Italy, un corso di osservatori che vanta migliaia di iscritti. Abbiamo organizzato un workshop dove hanno partecipato anche Angeloni del Sunderland e diversi osservatori dell’Udinese”.

Un pò il problema che viene dato al Milan: pochi osservatori, tanti procuratori che lavorano con il club rossonero.
Per me è fondamentale creare dei punti importanti su tutte le nazioni, dei collegamenti che possono anche essere dei procuratori. Tutti i mercati vanno esplorati, ci vuole metodologia e competenze”.

Adesso nel futuro un ruolo da direttore generale o sportivo.
“Quella è la mia figura e la mia indole che ho completato grazie a Sartori e al mondo Chievo. Ho avuto due incontri con due direttori generali di serie A, non so se andranno a buon fine. Ma anche un contatto con un Presidente di Lega Pro che apera di terminare il prima possibile il campionato per rivederci. Io ho grandissime motivazioni e mi voglio rimettere in gioco alla grande. Poi vorrei ricordare una cosa..”

Prego
La Calabria deve migliorare da questo punto di vista, deve valorizzare i propri settori giovanili anche grazie all’aiuto dei fondi regionali. Nel 2006 proposi Immobile, quando era a Sorrento, all’Inter ma poi arrivò Ferrara e lo porto alla Juve. E’ facile lanciare i Verratti, un piccolo Messi. Il calcio spagnolo, tedesco e olandese in questo ci è molto superiore perchè esistono leggi secondo le quali i ragazzi giovani non si possono trasferire dalle regioni di nascita e li che costruisci la cantera. Bisogna andare sui campi ed avere amore per questo lavoro, i miei più grandi riconoscimenti sono i Caserta e Zanon portati dalla D ai professionisti a parametro zero e che hanno fatto delle ottime carriere”.

 

 

 

 

 

 

 

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