2013

Esclusiva, Matteo Perri di PassioneMaglie.it: «Juventus – Adidas accordo da top club. La maglia dell’Italia…»

Pubblicato

su

Abbiamo intervistato Matteo Perri, fondatore di Passione Maglie: ecco qualche info utile sulle casacche dei vostri beniamini

ESCLUSIVA PASSIONE MAGLIE CALCIO ITALIANO – Il miglior sito in Italia per saperne di più sulle maglie da calcio è senza dubbio Passione Maglie non è solamente anticipazioni, è qualcosa di più: reportage, rubriche vintage, inchieste e quanto di più possa offrire un mondo in espansione come quello del merchandising delle divise. Abbiamo parlato in esclusiva con Matteo Perri, fondatore del sito, e abbiamo scambiato quattro chiacchiere su alcuni tempi in voga in questo periodo come il passaggio da Nike ad Adidas della Juventus o la nuova maglia della nazionale italiana.

Ha fatto notizia ultimamente il passaggio della Juve da Nike ad Adidas, tu che idea ti sei fatto su questa questione, possibile anche che questo nuovo accordo abbia ripercussioni sul calciomercato? E poi, altri tema importante, perché Nike pagava così “poco” la Juventus?
«Il contratto con Nike era in scadenza nel 2015 e il rapporto tra le due parti pare essersi deteriorato negli ultimi anni. Non dimentichiamoci la “diatriba” sulla terza stella che ha portato la Juventus ad utilizzare nella scorsa stagione una maglia con un’imbarazzante pecetta sul petto. Il valore economico dell’accordo era influenzato dai fatti di Calciopoli, in cui il brand Juventus ha pagato dazio e solo ora, dopo il ritorno sui palcoscenici che contano, ha potuto negoziare un contratto a cifre che l’avvicinano ai top club europei. Sui trasferimenti ritengo che gli sponsor possano avere un ruolo, ma solo marginale. Per fare un esempio Cristiano Ronaldo e Leo Messi, testimonial principali di Nike e Adidas, giocano nei club dei diretti concorrenti».

E la discussione con il Milan sulle cifre dell’accordo?
«La diatriba è nata sul web e sui giornali, ma si discute senza cifre ufficiali alla mano, per cui lascia il tempo che trova. Personalmente mi ha colpito la premessa di Galliani durante la conferenza stampa per il rinnovo con Adidas, quando mise subito in chiaro che non avrebbero parlato di cifre».

Passiamo alla nuova maglia dell’Italia. La seconda sarà caratterizzata da alcune pinstripes azzurre a loro modo rivoluzionarie. Ci sono novità sul rapporto con Puma?
«La maglia bianca sarà davvero innovativa, caratterizzata dalle pinstripes azzurre e dalla presenza del tricolore lungo i fianchi. Il tricolore lo ritroveremo anche sulla prima maglia con colletto button-down, ma questa volta sull’orlo delle maniche. Per i più curiosi abbiamo pubblicato sul sito un bozzetto che mostra a video la nuova maglia degli azzurri. Per quanto riguarda l’accordo come sponsor tecnico Puma e FIGC sono legate da un contratto duraturo, in scadenza nel 2018, per cui non si registrano novità imminenti».

La Roma è prima in classifica ma non ha uno sponsor tecnico vero e proprio, ci puoi spiegare nel dettaglio la vicenda?
«Come tutti sappiamo la Roma – dopo la rottura con Kappa – sarà sponsorizzata da Nike a partire dalla stagione 2014-2015. In questo anno di transizione ha deciso di “farsi le maglie in casa”, affidando la realizzazione e la distribuzione ad Ares srl, una società legata ad Asics. Il brand giapponese non è l’attuale sponsor tecnico dei giallorossi, ma ha solo avuto il compito di produrre fisicamente le divise».

Sempre la Roma ha deciso di far votare ai tifosi la terza maglia, come giudichi questa moda crescente da parte delle società di far scegliere i kit ai tifosi?
«Sono favorevole, a patto di non esagerare. Coinvolgere i tifosi nella scelta delle maglie è stimolante e divertente, ma, sembrerà strano, non vorrei diventasse un’abitudine. Piuttosto non deve mancare mai l’attenzione di società e sponsor tecnico verso le tradizioni, per cui prima di cambiamenti rivoluzionari (vedi i casi degli stemmi di Everton e Roma) sarebbe preferibile coinvolgere la tifoseria. Fermo restando che accontentare tutti è impossibile. In sintesi non sono d’accordo con la frase letta più volte online: “I club devono obbligatoriamente interpellare i tifosi per la scelta delle maglie”».

L’Udinese, in collaborazione con Dacia, ha fatto qualcosa di assolutamente innovativo. Secondo te l’esperienza dei Dacia Sponsor Days è qualcosa da ripetere, da espandere o da bocciare?
«Sono rimasto entusiasta dal primo momento in cui ho letto dell’iniziativa di Dacia. Fantastica, sia per l’opportunità che ha dato e darà ai piccoli imprenditori, sia per il ritorno d’immagine ottenuto dalla stessa azienda automobilistica. Idee così originali non sono semplici da riproporre, ma altri club potrebbero prendere esempio, in particolare quelli che non hanno un contratto di sponsorizzazione».

In Italia però è dilagante la contraffazione delle magliette. Come ti spieghi questo fenomeno e come mai in alcune parti d’Europa comprare una maglia è più facile e meno costoso che da noi?
«Lo scorso anno abbiamo dedicato un ampio spazio a queste domande, interpellando tutti i brand della Serie A. La differenza di prezzo tra l’Europa e l’Inghilterra è causata da politiche di mercato differenti dei produttori, dai grandi volumi di vendita, dall’assenza della contraffazione e pare da una tassazione differente. Nel Regno Unito comprare ogni anno la maglia originale della propria squadra è un must, indipendentemente dai risultati. In Italia c’è un approccio diverso. Molti non fanno differenza tra prodotto originale, contraffatto o da bancarella e reputano assurdo spendere anche 50-60 euro per “una maglia che indossi per giocare a calcio”. E’ un problema (ammesso che lo sia) culturale. Non ho la formula magica, né sta a me trovare una soluzione per combattere la contraffazione, ma si potrebbe iniziare a fare un giro tra le bancarelle fuori gli stadi che spesso vendono prodotti falsi alla luce del sole».

Prima di lasciarci diamo un po’ di spazio a qualche curiosità. Su Passione Maglie tempo fa qualche utente propose font e numeri uguali per tutte le squadre di A, che ne pensi?
«Il font unico per tutte le squadre è una realtà in diversi campionati, tra cui in Premier League. Non sono favorevole perché la scelta del carattere per nomi e numeri è una fase importante nella progettazione di una maglia, ciò limiterebbe la fantasia dei designer. D’altra parte un font unico permetterebbe una distribuzione più capillare e una disponibilità migliore nei negozi. Quante volte assistiamo a stampe basic su maglie originali? Un’oscenità! Un altro argomento in voga nell’ultimo periodo riguarda lo stemma della FIGC che ingloba le quattro stelle, quasi nascoste e non messe in risalto come fanno altre federazioni. In molti chiedono un cambio ed abbiamo intenzione di provare a sondare il terreno, pur consapevoli che non sarà semplice».

Exit mobile version