2014
Esclusiva – Ds Siena: “Pensiamo solo al Cittadella. Vi spiego cosa serve per aumentare la qualità dei nostri campionati”
Con le due gare previste oggi, Udinese-Catania e Livorno-Inter, verrà archiviato il week-end calcistico che ha portato diversi spunti di riflessione. Catania e Livorno saranno chiamate a centrare un risultato positivo date le sconfitte di Chievo Verona, Sassuolo e Bologna. Mai come in questa stagione la quota salvezza si è drasticamente abbassata ed allora un quesito sorge spontaneo: non sarebbe il caso di ridurre il numero delle partecipanti per aumentare la competività? La redazione di Calcionews24.com lo ha chiesto al direttore del Siena, Stefano Antonelli con il quale abbiamo anche analizzato lo splendido momento attraversato dalla compagine toscana.
Direttore avete raggiunto con pieno merito la zona play-off, battendo anche un coriaceo Brescia. Il secondo posto è alla portata?
“E’ un discorso che si fa da tanto tempo, la verità è che noi pensiamo partita dopo partita. Dal primo giorno noi siamo stati nella condizione di ragionarla così e di non vedere la classifica. Siamo contenti di quello che stiamo facendo, il nostro unico pensiero è rivolto al Cittadella. Sabato andiamo li contro una squadra che si gioca tanto, non tutto perchè rimangono altre partite. Però nello stesso tempo andiamo ad affrontare una squadra che vorrà fare cose straordinarie per poter avere una possibilità di salvezza. Noi dovremmo essere molto attenti, non ci sono altri obiettivi oltre a quello di Cittadella”.
Quanti meriti ha il mister Beretta dietro questa grande stagione che state dipsutando?
“E’ il lavoro di tutti, chiaramente quando in una squadra di calcio si ottengono risultati più che dignitosi la mano dell’allenatore si sente. Il concetto e il metodo dell’allenatore è da sottilineare, mi piace farlo ma senza dimenticare il lavoro che ci stanno mettendo tutti, nessuno escluso. Detto questo, c’è da stare attenti e pensare solo al Cittadella”.
Ci si domanda se il campionato di serie B sia ancora qualitativamente valido. Secondo lei ci sono stati dei passi indietro in tal senso?
“In Italia i campionati, negli ultimi anni, si sono involuti, sia in B che in A. Fermo restando che la serie B è un campionato difficile, lunghissimo, pieno di tensioni. Si vive sul filo dell’equilibrio, basta poco per cambiare tutto. Forse c’è stata un’involuzione tecnica ma è rimasta elevato il livello dell’agonismo, del temperamento, dell’attenzione”.
In Serie A la lotta salvezza sta regalando poche emozioni con le ultime cinque che faticano ad arrivare a quota 40 punti. Non sarebbe il caso di riformare entrambi i campionati, diminuendo i numeri delle partecipanti?
“Ma questo è un discorso che si sta facendo da tempo, si vogliono riformare i format, si vogliono ridurre i numeri delle partecipanti sia in A che in B. Ci vorrà del tempo, sicuramente si farà perchè si sta lavorando in questa direzione. Ci vuole del tempo, almeno un paio d’anni per poter ristabilire il numero ideale sia per gli indotti economici che per la qualità tecnica. Si sta parlando ma non è una cosa che si può fare dall’oggi al domani”.
E’ la strada giusta secondo lei? Vede anche altre strade alternative?
“E’ una delle soluzioni, ma quella più importante sono le infrastrutture, gli stadi di proprietà. Che possano creare attenzioni positive, indotti per le società e possano far crescere il movimento. La Juventus costruisce i suoi successi per le capacità di Antonio Conte ma anche per lo Juventus Stadium che gli ha permesso di immettere nuove e importanti risorse economiche. Quindi ci vogliono format nuovi e infrastrutture migliori, questa è la strada da seguire”.