Enzo Bucchioni: «Campionato ampiamente falsato. A Gravina rimprovero...» - ESCLUSIVA - Calcio News 24
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Enzo Bucchioni: «Campionato ampiamente falsato. A Gravina rimprovero…» – ESCLUSIVA

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Enzo Bucchioni, noto giornalista, opinionista ed ex direttore del Quotidiano Sportivo ha parlato in esclusiva ai nostri microfoni. Le sue parole

Enzo Bucchioni, noto giornalista ed opinionista, è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni commentando i temi caldi della Serie A. Dalla possibile ripresa al taglio degli stipendi dei giocatori alle dichiarazioni di Cellino. Queste le sue parole.

Bucchioni intanto come sta e come sta passando questa quarantena?

«Sto bene, siamo chiusi in casa. Fortunatamente ho continuato a lavorare con siti e altre collaborazioni che ho. Sfrutto questo periodo per fare delle cose che non avrei potuto fare in condizioni normali».

Secondo lei ripartire è un’opportunità o una necessità dettata dagli interessi che gravitano intorno al mondo del calcio?

«Le due cose, se vivessimo in un mondo ideale, dovrebbero andare di pari passo. È legittimo che il calcio provi a ripartire come devono provare a ripartire tutte le attività umane perchè questa storia prima o poi dovrà finire con il virus che sarà sconfitto o circoscritto. Quello che ha dato fastidio a me sono state alcune frasi di Gravina (chi non vuole ricominciare a giocare non vuole bene al calcio ndr) che, per me, sono delle baggianate. Io forse voglio bene al calcio più di lui e in Serie C quando sono fallite 70 squadre c’era lui come presidente. Mi dà fastidio l’idea che il calcio possa essere al di sopra di tutto e di tutti, debba avere una via privilegiata. Il calcio non ha capito che deve andare dietro alla vita e non davanti, se quelli che pagano i biglietti e gli abbonamenti non hanno più i soldi il calcio crolla. Quindi il calcio si deve preoccupare di sé stesso e del fatto che ritorni alla normalità la vita quotidiana visto che il datore di lavoro è il pubblico».

Una ripartenza dettata dalle grosse perdite che ci saranno in caso in cui non si tornasse a giocare…

«Perchè spingono per ripartire? Perchè dietro ci sono 700-800 milioni che galleggiano e che se li prendi vai avanti e se non li prendi rischi di rimanere strozzato. Questa storia va avanti da anni, il coronavirus è diventato un alibi, la Gazzetta ha pubblicato un’inchiesta settimane fa dove mostrava 2.5 miliardi di buco. Ma questi c’erano anche prima del coronavirus. Se ci fossero dirigenti illuminati dovrebbero dire: “Signori così non si può andare avanti, siamo una grande industria e dovremmo ristrutturarci”. In questo casi dovrebbe avvenire un cambio delle regole, un cambio del formato dei campionati magari passando a 18 squadre. Fare quella modernizzazione che il calcio aspetta da vent’anni e che non hanno mai fatto».

C’è qualcosa che rimprovera a Gravina nella gestione di questa emergenza?

«Rimprovero la mancanza di coesione. Il solito difetto di questo mondo. Ognuno pensa al suo orticello e non si è capito che è un momento di drammaticità tale che questi discorsi non vanno più bene. Bisognava chiudere in una stanza tutti quelli che facevano parte del carrozzone e interrogarsi su cosa fare per andare avanti nel miglior modo possibile. Ti chiudi lì e ne esci con una proposta seria e comune. Si è andati avanti con discussioni unilaterali, prese di posizioni dei presidenti che si mettevano uno contro l’altro. Manca un senso di responsabilità, uno sport così importante che viene trattato come una materia dilettantesca. È una mancanza di serietà. Il presidente di Serie C ha deciso che non si gioca più. Ma come fai a decidere tu? Non sei mica da solo. E la Serie B? E la Serie D? Siamo fuori di testa, ecco perchè non funziona il calcio. Speriamo che domani nella riunione di lega si trovi una quadra».

Mancanza di coesione che si è riflessa nel non aver trovato un accordo per il taglio degli stipendi. Lei che idea si è fatto sulla vicenda?

«Mi sarebbe piaciuta una responsabilità individuale di tutti i calciatori dove tutti dicessero: “Diamoci una mossa e contribuiamo in qualche modo in questa situazione drammatica”. Quando ero direttore di un’azienda ed eravamo in difficoltà, l’editore ci ha chiesto un contratto di solidarietà. In rapporto allo stipendio che ognuno aveva c’e stato un taglio del 10%, 20% e così via. Perchè lo faccio? Perchè almeno mantengo aperta l’azienda e non vado in difficoltà. Il calciatore dovrebbe capire che se il calcio salta per aria ci rimette anche lui. Ci vuole una contrattazione individuale perchè un’altra delle cose assurde è che questi professionisti strapagati abbiano un contratto di lavoro da dipendenti e si faccaino rappresentare da Tommasi. Io sarei addirittura per il contratto a prestazione, se a fine stagione anzichè dei 10 gol pattuiti me ne fai 1 ti taglio lo stipendio. Sono tutelati da un contratto di lavoro collettivo che è un’altra assurdità».

Il calcio italiano ne uscirà ridimensionato ma lei come se lo immagina post Coronavirus?

«È difficile. Ho passato tante situazioni difficili per il calcio, mai come questa. Mi viene in mente il Totonero, il crack finanziario 2002, Calciopoli… il calcio in genere ne è uscito o come prima o addirittura più forte. Questa è una situazione epocale ed è difficile fare previsioni ma credo che facendo le cose per bene, con le riforme giuste, chiedendo al governo la modifica della legge sugli stadi, possa uscirne anche meglio. Immagino che qualcosa venga fatto nonostante non abbia fiducia dei dirigenti di chi governa il calcio visto che non hanno fatto mai nulla. Spero venga trovato un vaccino cosicché il calcio possa ripartire».

Allineare il calendario all’anno solare è una soluzione che le piace?

«No perchè il calcio è fatto di abitudini ed è la sua forza. Se dovessi scegliere spererei in una ripartenza come è programmata con un finale il 15 luglio. Detto che per me rimane un campionato falsato, mi preoccuperei per il prossimo visto che rischia di partire tardi. Io mi preoccuperei più del prossimo che di questo che, ti ripeto, al di là del fattore economico da un punto di vista sportivo è ampiamente falsato. Non sai mica che squadre ritrovi ora dopo due mesi di stop. In due mesi può succedere di tutto, le squadre che andavano alla grande magari si sono sgonfiate. Preoccupiamoci di chiuderlo e poi pensiamo alla prossima stagione».

Le cinque sostituzione potrebbero agevolare chi ha una rosa più ampia, che idea si è fatto su questa novità?

«Sicuramente la Juventus o le squadre impegnate nella lotta salvezza ma con rose più profonde potrebbero essere avvantaggiate. Io capisco la necessità visto che si giocherà ogni tre giorni ma diventa un falsare ancora di più una situazione che è già falsata in precedenza. Tra l’altro l’Italia non può andare per conto suo ma deve essere autorizzata dall’IFAB e questi si riuniscono due volte l’anno figurati se danno l’autorizzazione. È pura teoria secondo me».

C’è il rischio di scavare un solco ulteriore tra la Serie A e gli altri campionati minori se ripartissero a scaglioni?

«È sicuramente una situazione drammatica. In Serie C ci sono tantissime squadre in gravissime condizioni e lo erano già prima dal Coronavirus. Il ripartire scaglionati forse è dovuto al fatto che far partire tutto insieme il carrozzone sarebbe stato ingestibile. Ci saranno delle ripercussioni economiche e non so come ne uscirà il calcio delle categorie minori. Forse è arrivato il momento di darci una regolata e approvare delle riforme magari rendendo professionisti solo quelli della Serie A e B mentre dalla C in giù dilettanti. Qualcosa va fatto visto che questo modello qui non funziona più perchè mancano i soldi, ci vuole coraggio. I presidenti della Serie C e Serie B devono fare i conti con i tesserati, tra poco ci saranno delle elezioni e questo attivismo di Gravina è un po’ sospetto».

Crede che davvero che Cellino non schiererà la squadra nel caso si ricominciasse a giocare?

«Non credo. Lo minaccia ma non lo farà mai. Lui è nel calcio da una vita e sa come funziona, se davvero facesse così questi signori gliela farebbero pagare, oltre al danno che farebbe a sé stesso e ai giocatori. Credo che alla fine Cellino giocherà, la ragione credo che la ritroverà e si adeguerà alle decisioni. Non c’è altra strada».

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