2016

Giampaolo: «Saponara è da Nazionale»

Pubblicato

su

Il tecnico sull’Empoli: «Gli allenatori crescono come nel Barcellona»

Nell’Empoli c’è ancora molto di Maurizio Sarri. Lo sa bene Marco Giampaolo, che ha raccontato al Corriere dello Sport cosa ha lasciato l’attuale tecnico del Napoli nel club toscano: «Un allenatore che è più allenatore e meno gestore lascia una traccia, soprattutto quando gli viene dato un arco temporale così lungo. Hha lasciato un grandissimo culto del lavoro, principi di gioco che sono riferiti più alla palla che all’uomo. Avendo le stesse idee, è come se li avessi già allenati. Per noi non è l’avversario da tenere in considerazione, ma pensare collettivamente e correre collettivamente in base al pallone. Rispetto all’Empoli di Sarri forse palleggiamo di più, le differenze sono nei particolari. A gennaio mi chiamò, ero a Cremona, e mi disse: “Sappi, che se vado via ho fatto il tuo nome”. Io e lui ci conosciamo da anni, è venuto a vedermi tante volte».

PROGRAMMAZIONE – Si parla poi dell’Empoli inteso come progetto e ambiente, dove Giampaolo ha trovato il contesto ideale per esprimere le sue idee: «Empoli programma, sa quali sono i suoi limiti, dal punto di vista finanziario, sa che deve rischiare qualcosa sui giovani, perché ne va della sopravvivenza del club, allo stesso tempo le grandi società che hanno giovani bravi li mandano volentieri all’Empoli. Tutto questo la società lo fa con una logica. E’ una società che pensa, palo fuori o palo dentro non modifica la decisione del club. Il risultato della domenica non è la verità, ma il lavoro del martedì, del mercoledì, il direttore sportivo è sempre presente, guarda il lavoro. Corsi è uno che capisce di tecnica, di calcio, di preparazione fisica. Non è invadente, però quando ci parli ti rendi conto che sa, frutto di venticinque anni di esperienza. Il suo avere molti buoni allenatori lo ha arricchito. E’ un modello che aveva anche il Barcellona, che si costruisce i tecnici in casa. All’Empoli facciamo lo stesso».

LA CONTESA – Si passa poi alla sfida per lo scudetto tra Juventus e Napoli: «Hanno le squadre migliori e due allenatori diversi e di spessore. La Juve è lì perché ha il dna della squadra che deve stare lì e ha una grandissima società. Io penso che Allegri, un freddo, forte dentro, arriva a Vinovo in auto, fa il suo lavoro e poi va via. Non deve pensare ad altro. A Napoli è più difficile, a Roma anche, a Milano anche. Cosa rivedo dell’Empoli di Sarri nel Napoli? La stessa capacità di difendere con la linea alta, rubare palla il più alto possibile, la transizione veloce e l’idea della scelta di giocatori di qualità in determinati ruoli. La qualità ti permette di giocare bene, non puoi pensare di far giocare bene una squadra che non ha qualità. Il senso non è bilanciare: metto uno di qualità accanto a uno che corre. No. Metto due di qualità e li faccio correre».

LE ALTRE BIG – Ma Giampaolo parla anche del gioco delle tre inseguitrici: «Inter? Non puoi pensare di giocare bene se non hai qualità, poi paghi in fatto di equilibrio, difensivamente, ma come ci arrivi? Con l’organizzazione collettiva. Roma? Spalletti ha trovato un ambiente che conosceva bene. L’esperienza internazionale lo ha migliorato, l’ho seguito nelle conferenze stampa: lancia messaggi chiari, diretti. Le sue qualità tecniche non si discutono. Mi è piaciuto come si sono abbracciati i giocatori dopo il gol con il Carpi, vuol dire che Spalletti è riuscito a compattare il gruppo. Punti in comune tra il calcio di Spalletti e di Sarri? No, salvo il fatto che privilegiano i giocatori di qualità. Fiorentina? Anche Sousa impiega un sacco di giocatori di qualità, utilizza Bernardeschi nel ruolo alla Lichtsteiner, ma se giochi con Bernardeschi esterno hai grandissima qualità e fai una scelta precisa. In più i viola fanno un possesso palla che ti ammazza».

TECNICO E GESTORE – Si entra poi nel merito del ruolo di allenatore e di quanto la comunicazione si sia intrecciata a questo mestiere: «Io non sono bravo in questo. Non ho una strategia, cerco sempre di essere me stesso. Credo sia importante sapersi rapportare. Mourinho è un genio, aveva una struttura che lo informava in tempo reale, ma lui ce l’aveva naturalmente. Il migliore allenatore? Nella capacità di saper gestire le sconfitte è Zeman: perde dieci partite consecutive e ha sempre la stessa faccia. In generale? Guardiola. Mourinho è più gestore che allenatore. Il gestire e costruire vanno di pari passo, la gestione non è solo la squadra, ma gestire i giocatori, il presidente, i media, i tifosi. Questo dover gestire un grande circo ti toglie tempo ad allenare. Quando dico che la Juve è perfetta è questo, quando dico che Allegri arriva a Vinovo, allena e poi torna a casa sua, vuol dire che pensa solo ad allenare e lui può fare sempre al massimo il suo lavoro. Conte? Va oltre l’essere selezionatore, si differenzia dai ct perché è un allenatore, è razionale, è uno che programma… L’unica cosa che non ha previsto è il trequartista… Ma può prevederlo, perché anche lui sa che è la qualità che ti fa vincere, se in funzione alla squadra».

TALENTI IN VETRINA – Infine, spazio alle considerazioni sui giovani talenti. Si parte dal giovane più interessante del campionato per finire a quelli dell’Empoli: «Donnarumma ha una capacità di letture difensive che solo uno di quaranta anni e forse neanche. Ha un’intelligenza calcistica che non finisce con lo stare in porta. Lui è dentro la partita sempre, quando c’è un retro passaggio si muove sempre sull’angolo utile di passaggio. Restare in porta vuol dire non me la dare, invece lui ha personalità, va a cercare il passaggio. Non a caso leggo che il Barcellona lo vuole. Saponara? E’ un trequartista, uno che già al cinquanta per cento ha fatto la differenza, penso che al novanta per cento possa spaccare la partita. Se uno vuole affidarsi a lui per quel tipo di gioco, ha il miglior trequartista d’Italia. Perché ha fallito al Milan? Lì non faceva il trequartista, ma non conosco la situazione e non posso dire. Non fa mai una giocata scontata, gli dà sempre qualcosa in più, alza la percentuale di rischio. Saponara è uno che gioca per la squadra, io auguro a Riccardo di andare in Nazionale. Rispetto all’inizio del campionato, Skorupski è migliorato tanto, aveva grande forza fisica ma gli mancava la partita, era portato meno a leggere gli spazi, ora gioca sempre in funzione della linea difensiva, tiene la testa sempre accesa, senza pause. Paredes? Tecnicamente è molto forte, lo avevamo preso per farlo giocare mezz’ala, ma è fatto più per giocare davanti alla difesa. Ha personalità e forza». 

Exit mobile version