2016

Giampaolo: «Cresciuto a pane e Inter»

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Il tecnico sul futuro: «Farò il presidente o aprirò un ristorante»

All’orizzonte c’è l’Inter capolista, una sfida speciale per Marco Giampaolo che non ha nascosto la fede nerazzurra dei suoi primi anni di vita: «Quando papà andava a giocare con gli amici, usciva sempre con una sacca nera e azzurra per la tuta e le scarpe. A casa, se parlava di calcio, parlava dell’Inter di Herrera. Ero uno sbarbato interista in mezzo a tanti juventini e impazzii per Madjer, il tacco di Allah, ma fu un sogno breve. Fu molto più concreta l’ammirazione per Salvatore Bagni», ha raccontato l’allenatore dell’Empoli ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, ai quali ha rivelato di sognare di fare il presidente: «con idee molto diverse da quelli che ci sono attualmente. Non per ruffianeria, ma il modello può essere Corsi: programmazione e lavoro, e non saprei dire quale delle due cose oggi manchi di più».

DESTINO E INCONTRI – In alternativa potrebbe aprire un ristorante. In passato, prima di entrare nel mondo del calcio, ha fatto il muratore e ha lavorato per un bancarellaio, esperienze che lo hanno aiutato a dare il giusto valore al denaro. Ha parlato di destino Giampaolo, quello che lo ha allontanato, ad esempio, dalla panchina della Juventus: «Faccio fatica a dire quanto mi sentii davvero juventino nell’estate del 2009, ma qualcuno alla fine fece una scelta diversa e di sicuro basata su opinioni rispettabilissime. Del resto, sapevo che poteva succedere: se nel calcio non basta un contratto già firmato, come mi capitò a Cagliari, figuriamoci un discorso senza firme… Sa in cosa credo invece? Nella forza di incontri particolari, che ti mettono su una strada invece che un’altra: questo sì che è destino. Maurizio Sarri che mi fa entrare a casa sua, mi mostra il suo incredibile archivio personale, facciamo il master a Coverciano insieme, ci confrontiamo e negli anni continuiamo a farlo. Io oggi non so se poi andandosene da Empoli abbia fatto il mio nome, ma so che da tempo concordiamo sul fatto che i nostri principi di gioco non sono così lontani. E quello mica puoi chiamarlo destino».

LA FIGURACCIA – Giampaolo ha poi raccontato una figuraccia rimediata in un ristorante di uno chef pluripremiato: «Non si poteva entrare senza giacca come al casinò, e mi sa che non ce l’aveva neanche Xavi, che era seduto a un tavolo vicino al mio con un impermeabile buttato addosso tipo tenente Sheridan. Chiedo al cameriere: “Ma scusi, se Marchionne viene qui in maglione non lo fate mangiare?”. Non mi ha risposto, ma dopo un quarto d’ora mi hanno portato una giacca».

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