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Emanuele Filiberto: «L’amore di Umberto II per il grande Torino»

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Le parole di Emanuele Filiberto di Savoia, che oggi sarà alla Basilica di Superga e per l’occasione omaggerà il Grande Torino

Emanuele Filiberto di Savoia sarà oggi alla Basilica di Superga sulla collina torinese per una visita alle tombe reali, ma anche per un omaggio al Grande Torino, di cui il nonno Umberto II, ultimo re d’Italia, era grande tifoso. Di seguito le sue parole a Tuttosport.

VISITA A SUPERGA – «Ogni volta che sono a Torino vado a Superga e ho ancora vive dentro me le intense sensazioni provate quando, una quindicina di anni fa, ho assistito a una messa in suffragio delle vittime. Così in occasione di questa nuova visita a una città che amo molto mi è sembrato quasi doveroso cogliere l’occasione per questi due appuntamenti che sono inevitabilmente nel segno di nonno Umberto (Umberto II, ultimo re d’Italia, n.d.r.), che del Toro era grande tifoso: ha assistito a parecchie partite al Filadelfia».

GRANDE TORINO E UMBERTO II – «Quando è morto il nonno ero ancora piccolo, però diverse volte mi raccontò del suo amore per i colori granata e, naturalmente, per il Grande Torino, questa squadra leggendaria che seppe unire una città, una regione e un Paese intero. Si può essere tifosi di qualsiasi squadra, ma l’ammirazione e il rispetto per il Toro accomunano tutti quanti. Tra l’altro conosco bene il presidente Cairo, che stimo molto».

JUVE – «È la prima squadra che ho visto dal vivo, una partita giocata a Ginevra ai tempi di Platini. Conservo ancora il pallone con le firme di tutti i calciatori. D’altra parte, il legame tra la mia famiglia e la famiglia Agnelli è sempre stato molto forte. E quella circostanza mi permise in qualche modo di avere un contatto con l’Italia quando ancora non ci era permesso farvi ritorno».

ULTIME STAGIONI – «Sono state complicate, però adesso mi sembra che le cose vadano abbastanza bene malgrado quanto è accaduto. Ma adesso il mio amore è soprattutto per il Savoia».

NAPOLI E IL PADRE VITTORIO EMANUELE – «Sì, è nato a Napoli e si sente napoletano. La conquista dello scudetto è stata un’impresa meravigliosa per la quale è stato molto felice. Però anche io ho gioito, perché ha un significato particolare per questa città straordinaria, che vedo sempre piena di turisti, com’è giusto che sia. E De Laurentiis, devo dire, è un genio. Lo scudetto è stato un evento speciale per Napoli, ma in realtà lo è per tutte le città per le reazioni a catena che provoca. In questo senso, mi dispiace vedere che la Torino dell’Olimpiade 2006 sembri così lontana. Torino avrebbe tutto per essere una piccola capitale d’Italia e invece adesso mi pare abbia assunto una dimensione provinciale senza che riesca a comprenderne le ragioni».

SAVOIA, REAL AVERSA E PORTICI – «Il Savoia è la squadra del cuore, l’ho sempre seguita vuoi per il nome, vuoi perché ha conservato il nostro stemma anche dopo il 1946. C’è un entusiasmo straordinario, malgrado lo stadio sia in ristrutturazione: sarà bellissimo il nuovo Giraud. Abbiamo costruito una squadra giovane, grazie a Nazario Matachione, uno dei miei soci insieme alla famiglia Santillo e a Marcello Pica. Credo che non ci vorrà tanto per la promozione in Serie C e a quel punto vedremo: ma il ritorno in B non sarà una missione impossibile».

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