2016

Elogio del Boxing Day e della sua storia romantica

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Boxing Day: Perché in Inghilterra si gioca il 26 dicembre? Come è nato tutto questo? Le risposte le trovate qua

Il menù prevede una doppia porzione di lasagne alla salsiccia e porri, poi di secondo arriva il cinghiale in umido con il maiale – da che mondo è mondo la selvaggina si cucina col maiale – accompagnato da verdura fritta e un’insalatina scondita giusto per dare una parvenza di leggerezza al pranzo. Poi dolce, anzi dolci: torta della nonna, biscotti secchi, pandoro e panettone anche se l’uvetta e i canditi non piacciono a nessuno. Se poi qualcuno vuole azzardare, c’è pure il passito nella credenza e siccome è il periodo di Natale va aperto, ché certe bottiglie si aprono solo-nelle-occasioni-speciali. Una scena del genere la vivete praticamente tutti gli anni almeno due o tre volte nel giro dell’ultima settimana di dicembre, che si festeggi il Santo Natale, la Vigilia oppure si mangino gli avanzi a Santo Stefano. Ora, magari il 24 e 25 dicembre siete troppo impegnati ad aprire i regali e a fare facce felici davanti a cravatte dello stesso colore del cinghiale in umido, ma il 26 dicembre no, il 26 dicembre vi serve qualcosa. E quel qualcosa è il calcio. Le Feste sono belle perché durano poco, pensate all’ennesimo cantuccino inzuppato nel vin santo. Sono belle perché durano poco e almeno poi si torna a vedere giocare a calcio, e ancora non si capisce come mai i Paesi europei un po’ più sviluppati non abbiano pensato a giocare proprio in questo periodo. Passi per la Germania, dove in certe zone si toccano temperature polari, ma la Spagna, la Francia e l’Italia dovrebbero adeguarsi. La gente è a casa, non c’è altro da fare se non guardare Una Poltrona Per Due e voi non vi raccapezzate del perché non si possa vedere uno Juventus – Inter al posto di un farlocco Milan – Real Madrid giocato a Dubai. In Inghilterra invece è diverso, è una frase a cui pensate spesso e che riecheggia nei bar sport quasi come “i politici sono tutti ladri”. Il 26 dicembre lì non si fiata, si gioca a calcio e addirittura succede che, come nel caso di Arsenal – Wolverhampton del 2011, si sposti il match al giorno dopo per permettere ai tifosi – bloccati dallo sciopero della Tube londinese – di riempire lo stadio ugualmente.

 

Boxing day, le origini nel 1860

Il Boxing Day è una delle ultime romanticherie rimaste nel mondo del calcio. Innanzitutto il nome, che è slegato del tutto dal pallone: boxing deriva da box, che in inglese significa scatola e proprio una scatola piena di cibo e regali era il dono che i latifondisti davano ai lavoratori nel periodo natalizio. L’usanza di giocare il giorno di Santo Stefano risale agli albori del calcio inglese, addirittura al calcio amatoriale quando le partite del 26 dicembre erano solamente delle sfide tra giocatori dilettanti divisi in squadre secondo il cognome o lo stato civile, ma soprattutto le sfide erano sempre tra squadre vicine, in modo tale da risparmiare – all’epoca più ai giocatori che ai tifosi, stiamo parlando della fine del 1800 – viaggi costosi e faticosi. La prima sfida ufficiale del Boxing Day riportata dagli almanacchi è una vittoria per due a zero dello Sheffield FC contro l’Hallam nel 1860, così lontano nel tempo che in quel match il numero di giocatori massimo per squadra non era stato ancora legittimato e soprattutto non c’era un arbitro. Niente sosta siamo inglesi, vi verrebbe da pensare dando adito alla vostra parte del cervello dedicata alla creatività (e che solitamente partorisce giochi di parole insulsi tipo questo). Quand’è che il Boxing Day è diventato davvero una tradizione? La risposta è semplice, dato che con l’avvento della First Division e quindi con la prima lega professionistica inglese le squadre erano solite giocare contro non solo il 26 dicembre ma anche il giorno prima. Strabuzzate gli occhi solo a pensarci, e come darvi torto: all’epoca due compagni si sfidavano il 25 e poi a campi invertiti il 26 e pure in questo caso si sceglievano sfidanti non troppo lontane in modo da permettere un facile spostamento. Gli inglesi amano le tradizioni e quindi già nei primi anni di questa nuova usanza ecco l’innamoramento folle per qualcosa di veramente coinvolgente che è durato fino ai giorni nostri, con la sola eccezione che dal 1957 in poi è permesso ai giocatori passare il Natale in famiglia e non sul campo da calcio, quindi si gioca solo il 26 per poi scendere in campo due giorni dopo e l’ultimo dell’anno. Stadi pieni, match hospitality a ruba, costi contenuti e grande spettacolo per tutti, la Premier League ha saputo vendere il prodotto splendidamente, legandosi alle tradizioni come ha fatto – seppur in maniera più commerciale – parimenti la NBA in USA.

 

Boxing day: la Serie B

Il Boxing Day è un culto, un qualcosa dal quale non si prescinde. Mentre tutti gli altri sanno fermi, il mondo del calcio inglese va avanti e lo fa pure negli altri sport più comuni, vedi il rugby e il cricket. Non importa quando cade Santo Stefano, tutte le squadre inglesi scendono in campo in un turno unico e, secondo gli esperti, è anche una giornata decisiva visto che in molti tracciano un primo quadro della stagione dopo questa ridda di sfide. Immaginatevi adesso di assistere a un semplice Atalanta – Chievo il 26 dicembre, magari lo stadio sarebbe pieno e finalmente vedremo le famiglie assistere incolume a un match di Serie A, ma in quel giorno, ahinoi, i calciatori italiani sono alle Maldive a farsi paparazzare come molti loro colleghi. Solo la Serie B ci sta provando, con risultati eccellenti che però non vengono presi in considerazione. «Siamo speciali, giocando a Natale diamo ai tifosi ciò che vogliono, è bellissimo» è il commento di Josè Mourinho a proposito del Boxing Day. E’ però il pensiero di Mark Noble, mediano del West Ham, a far percepire la palese differenza di mentalità tra inglesi e non, tra il football anglosassone e il resto del mondo: «Non è facile lasciare la famiglia a Natale per allenarsi e giocare ma noi calciatori sono fortunati. Pensate ai militari in Afghanistan o in Iraq. Loro non stanno con i propri familiari, ma sono in mezzo agli spari. Noi al massimo giochiamo in Premier League». La magia del Natale non è niente in confronto a quella del Boxing Day per voi calciofili. Mestamente però adesso dovete smettere di seguire le gesta di Steven Gerrard o Wayne Rooney in tv, i vostri parenti vi stanno chiamando per il tombolone e voi dovete estrarre i numeri. Ci pensate un attimo, vi rimettete sul divano, sintonizzate sulla partita e mandate al diavolo Gregorio Maria Rocco, storicamente riconosciuto come inventore della tombola.

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