2015
E poi cè Pirlo
Nel momento complesso, nella fase chiave della stagione non potrebbe che toccare a lui: Andrea Pirlo luce della Juventus
Impensabile nasconderlo: la pressione che l’avvicinamento della Champions League impone si è lasciata avvertire in casa Juventus. Del resto l’unico neo di questo gruppo inerisce al campo internazionale: tutti o quasi concordi nel riconoscere la supremazia interna dell’ultimo triennio, tutti o quasi altrettanto compatti nel porre più di un punto interrogativo sulle lacune europee in relazione all’altissimo valore dell’organico.
LA BARRA DRITTA: GUIDA PIRLO – Il sorprendente 2-2 di Cesena sul campo della penultima realtà del campionato di Serie A, il momentaneo svantaggio interno contro l’Atalanta quartultima in classifica: scricchiolii che lasciano oggettivamente pensare alla prossimità del grande evento, la fase ad eliminazione diretta della Champions League conquistata qualche mese fa e non nella scorsa stagione. Lì dove si alzò forte il vento della critica: inespugnabili in patria, deboli fuori. No. Questa Juventus non ci sta ma il pensiero è andato lì: il rischio tipico di queste situazioni è però quello di incappare in passi falsi che alla lunga possono compromettere proprio il cammino interno, dove la via per lo scudetto non è impervia ma neanche già in discesa. Tradotto: dopo Cesena vietato buttare altri punti. Ed in un momento complesso chi avrebbe potuto pensarci se non lui? Risultato fermo sull’1-1 con l’Atalanta che non si limita ad un approccio passivo, palla al genio bianconero che dai trenta metri inventa una traiettoria sublime. Quel gol, quel tipo di gol, alla Juventus e in Italia lo fa solo lui.
L’ESEMPIO – La rete del definitivo 2-1 la firma Andrea Pirlo aggiungendo un capolavoro alla sua splendida collezione personale: la barra dritta però, la luce, la guida nella fase complessa, la via d’uscita non è dettata esclusivamente dal pur magnifico gol rifilato all’Atalanta. E’ la prestazione ad indicare ai suoi compagni il modus vivendi: Pirlo capta la delicatezza del momento e sfodera una prova totale, corre come un forsennato per pressare gli avversari, contrasta, si abbassa sulla linea difensiva per sorreggere il lavoro dei centrali, si muove senza pausa per dettare costantemente il passaggio ai suoi compagni ed indicargli il punto di riferimento, si incarica di ogni piazzato perché sa che se lo batte lui non sarà banale ma una potenziale occasione da gol. Te lo ritrovi ovunque insomma come a voler dire: state sereni, ci sono io. Lo so, la coppa si avvicina, ma io so come si fa.
ORA IL BORUSSIA DORTMUND – Del resto nella sua oramai ventennale carriera da professionista Andrea Pirlo ha vinto tutto: due Champions League ai tempi del Milan ed un Mondiale con la nostra Italia gridano vendetta, è assurdo – al pari di Iniesta per intenderci – come non sia mai stato insignito del Pallone d’Oro. Ma lasciamoci alle spalle ogni futile rimpianto e torniamo ai giorni nostri: l’attualità è la Champions League e la gara d’andata degli ottavi di finale che si disputerà allo Juventus Stadium contro il Borussia Dortmund. Uomini di Klopp in ripresa dopo un avvio di Bundesliga da incubo, le tre vittorie consecutive hanno risollevato i gialloneri dalle sabbie mobili di una classifica terrorizzante. I tedeschi ad ogni modo vorranno dimostrare che il loro livello sia quello esibito in Champions – vincenti nel proprio raggruppamento della fase a gironi – e che il precario andamento interno sia soltanto un ricordo passato. La chiave è Marco Reus: il suo rientro dall’infortunio ha cambiato le carte in tavola e riconsegnato imprevedibilità alle idee di Klopp, la Juventus non dovrà lasciarsi sorprendere. Perché, come afferma giustamente mister Allegri, subire gol in casa può risultare fattore compromettente. Vietato però intimorirsi: questa Juventus ha il dovere di passare il turno e può permettersi di approcciare con riverenza soltanto alle tre grandi planetarie Real Madrid, Barcellona e Bayern Monaco. Ah, e poi c’è Pirlo.
Nel momento complesso, nella fase chiave della stagione