2016

La settima sorella?

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Vista sull’Europa: escalation Sassuolo e confronto con le grandi

Senza troppi giri di parole: cosa manca a questo Sassuolo per diventare una grande? Prima di tutto i fatti: a dieci passi dal sipario del campionato gli uomini di Eusebio Di Francesco occupano la settima piazza della classifica di Serie A con 44 punti, distanti tre lunghezze da quel sesto posto che – qualora il Milan non dovesse vincere la Coppa Italia in finale con la Juventus – si tradurrebbe automaticamente nell’accesso alla prossima edizione dell’Europa League.

ESCALATION – Prima volta nella sua storia in Serie A: è la stagione 2013-2014, un anno da definirsi di assestamento. Il Sassuolo terminerà al quartultimo posto ottenendo la salvezza con appena 34 punti, una quota decisamente ribassata dagli andamenti precari di Catania, Bologna e Livorno. Rotto il ghiaccio con il calcio dei grandi, la stagione seguente è di tutt’altro calibro con gli emiliani che chiudono il torneo appaiati all’undicesimo posto con il Palermo centrando quota 49, ben quindici punti in più rispetto al poco sereno battesimo. Ora, quando mancano ben dieci gare al termine della stagione, il Sassuolo ha già totalizzato 44 punti (media di 1.57 punti a partita, contro l’1.29 dell’anno prima e lo 0.89 del campionato 2013-14) e promette di dare battaglia fino all’ultimo respiro pur di centrare un traguardo che avrebbe del clamoroso.

SCONTRI DIRETTI: ROBA DA MATTI – Abbiamo aperto ponendoci un quesito: cosa deve acquisire questo Sassuolo per iscriversi al novero delle grandi? Non certamente la personalità. Guardiamo agli scontri diretti con le realtà d’elite del panorama italiano, partendo proprio da quel Milan che, se dovesse raggiungere, automaticamente scavalcherebbe in virtù del vantaggio acquisito nel doppio scontro (2-1 per i rossoneri all’andata, 2-0 per i neroverdi al Mapei). A salire: contro l’Inter ha vinto a San Siro e deve ancora disputare la sfida di ritorno, così come identicamente con la Juventus ma tra le mura amiche del suo stadio. Con la Fiorentina ha pareggiato in casa ed attende l’esito della trasferta del Franchi, con il Napoli ha vinto alla prima giornata (2-1) e perso nel ritorno del San Paolo (3-1). Ha inoltre battuto due volte la Lazio. E’ andata male soltanto con la Roma, dove ha sì pareggiato all’Olimpico ma si è fatta beffare al Mapei: poco male ad ogni modo se delle undici sfide d’alta quota disputate ne ha vinte cinque, pareggiate tre e perse altrettante.

PARAMETRI ECONOMICI – La racconta chiaramente un monte ingaggi via via in crescendo: la somma degli stipendi dei calciatori del Sassuolo è ora la nona della Serie A con un lordo di circa 27 milioni di euro. Una proprietà solida – rappresentata dal noto imprenditore Giorgio Squinzi, dal 2012 presidente di Confindustria ed amante dell’economia reale, della produzione più che della finanza – che ha subito puntato a stabilizzare il club nella prima metà del gruppo per poi crescere passo dopo passo. E’ buon indice anche la resistenza palesata in chiave calciomercato su alcuni gioielli di proprietà – vedi Vrsaljko e Sansone su tutti, ma gli stessi Acerbi e Missiroli particolarmente ricercati in quel di gennaio – oltre alla perfetta valorizzazione delle operazioni temporanee, con Berardi e Duncan (riscatto certo per il ghanese) che in tal senso la fanno da padrone. L’idea è quella di aggiungere tasselli strada facendo e trovare nuovi talenti – come ad esempio quando la Juventus richiamerà Berardi – da inserire in una realtà dagli stessi ritenuta appetibile, ideale per maturare e non di seconda levatura. L’Europa League accelererebbe il processo in atto: oltre a certificare il lavoro di un allenatore – Eusebio Di Francesco – inevitabilmente finito nei radar delle… grandi, appunto. Le sette sorelle degli anni 2000 le ricordate tutti: con le dovute proporzioni, questo Sassuolo punta ad affiancarsi alle big. Scalzando magari chi si è accomodato sul suo nome.

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