2014

E diluvio fu: è l’ora del grande ritorno

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Thohir manda a casa Mazzarri e si prende l’Inter: il nuovo corso riparte da un uomo di casa: ecco Mancini

INTER ESONERO MAZZARRI MANCINI – Sulla bontà o meno di un esonero non è mai immediato esprimere una sentenza giusta: diciamo che con un precedente editoriale al buon Walter un po’ gliel’abbiamo tirata. I fatti: la svolta nella notte, quando il presidente Erick Thohir ha raggiunto l’accordo con Roberto Mancini – prossimo allenatore dell’Inter per due anni e mezzo e pazienza se l’indonesiano dovrà riconoscere due ingaggi salatissimi – ed ha poi sollevato Walter Mazzarri dall’incarico.

MAZZARRI A CASA – Per la felicità di una larghissima fetta del popolo nerazzurro: la sensazione forte è quella che – oltre agli evidenti limiti di una squadra che nel corso mazzarriano mai si è espressa secondo quanto atteso – abbiano inciso più alcuni suoi atteggiamenti. Non ha pagato il piangersi addosso, il nemico comune, il tutti contro noi: per far rendere questo sistema servono i maestri, gli specializzati in determinate trame psicologiche. Servono i Mourinho, ma di Josè ce n’è uno: o quantomeno pochi, e tra questi pochi non rientra Walter Mazzarri. La fiammella del feeling mai accesa ed una squadra allo stesso tempo vuota di idee ed incapace di reagire agli eventi hanno condotto all’inevitabile: che salvo ribaltoni clamorosi la storia si sarebbe interrotta a fine stagione era chiaro, ha sorpreso il tempismo di una decisione in corso d’opera.

TORNA IL MANCIO – E questo sì che è clamoroso. Ricordate come si erano lasciati? Una stagione tormentata, quella 2007-08, quando Roberto Mancini annunciò prima – in seguito all’ennesima eliminazione europea (in quel caso toccò al Liverpool) – di voler lasciare l’Inter al termine della stagione salvo poi tornare sui suoi passi. Indimenticabile l’esultanza verso la tribuna – dove era seduto l’allora presidente Massimo Moratti – in quel di Parma, quando il subentrato Zlatan Ibrahimovic regalò lo scudetto ai nerazzurri con due oramai proverbiali prodezze: proprio Moratti però non tergiversò dimostrando fermezza e chiarezza di idee. Roberto andò a casa, via alla splendida quanto breve era Mourinho. Ora il ritorno: tre scudetti sulla panchina nerazzurra (di cui uno assegnato a tavolino) e varie coppe nazionali, poi le esperienze in giro per l’Europa alla guida del Manchester City – dove si è laureato campione d’Inghilterra riportando il titolo in casa Citizens dopo 44 anni – e del Galatasaray.

E’ L’UOMO GIUSTO? – Sì per quattro ragioni: con l’avvento di Erick Thohir l’Inter ha inevitabilmente assunto una vocazione più internazionale e proprio le esperienze europee coadiuvano in tal senso il curriculum di Roberto Mancini. Evidentemente superiore a quello di Mazzarri, anche in termini di staff: erano già emerse ad un occhio attento difficoltà comunicative tra proprietà e staff tecnico, fattore che l’avvento di Mancini spazza via con forza. Poi il progetto giovani: l’allenatore toscano tra le sue qualità non ha quella di esaltare le potenzialità dei prospetti, ha sì finalmente puntato senza indugio su due attori del calibro di Kovacic ed Icardi – quanto ci è voluto! – ma preferisce lavorare su un gruppo dalle garanzie già collaudate. Lo jesino invece sembra più pronto e reattivo in tal senso: ha lavorato con calciatori di calibro differente e sa riconoscere le individualità. La terza motivazione è di carattere prettamente ambientale: il Mancio conosce già alla perfezione la piazza nerazzurra e non soffrirà certo del classico periodo di adattamento. Certo, dovrà conoscere l’organico a disposizione, ma parte avvantaggiato. L’ultima è legata alla personalità: Mancini ha già vinto, e quando hai già vinto puoi relazionarti diversamente con la squadra. Se alzi la voce è perché puoi permetterlo e ne guadagna la credibilità. L’unico dubbio è legato ai tanto discussi e discutibili cavalli di ritorno: funzionerà? Non abbiamo la palla di vetro. Intanto difesa a quattro e testa alta: si cambia. Si cambia ora, clamorosamente: torna Mancini, il popolo nerazzurro può esultare.

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