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È allarme disparità di genere negli stipendi del calcio

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Dura lotta per il calcio femminile raggiungere lo stesso riconoscimento, non solo economico, dei colleghi uomini. La situazione del mercato è migliorata negli ultimi anni, ma la strada è ancora lunga. La disparità di genere porta a perdere interessanti opportunità anche nei settori che ruotano intorno al mondo del pallone.

Il calcio femminile si sta affermando sempre di più e i suoi sostenitori aumentano a vista d’occhio. Ma è dura competere con i campionati maschili. Diventa difficile per gli sponsor e gli operatori del mondo del calcio investire sui campionati femminili, che contano su una visibilità decisamente più bassa e poco redditizia. Ma come detto prima, qualcosa sta cambiando, e non solo sul campo verde. Si pensi solo al mercato delle scommesse sui campionati di calcio femminile: è già possibile seguire le quote dei campionati i tutto il mondo, scegliendo uno dei bonus di 18Bet.

Calcio femminile, quanto ammonta la disparità negli stipendi

La disparità di genere nel mondo del calcio è confermata dalla differenza esorbitante di stipendi tra giocatori e giocatrici. Secondo un’indagine pubblicata da FIGIC, il calciatore professionista medio in Serie A nel 2020 guadagna circa 1,5 milioni di euro all’anno. Anche se sappiamo come i calciatori più famosi e strategici possano arrivare a cifre come 20 milioni di euro all’anno, se non più.

Esiste una differenza abissale con i campionati femminili: le calciatrici professioniste in Italia in Serie A guadagnano circa 30.000 euro all’anno, le più forti possono raggiungere i 50.000 euro all’anno. Un calciatore uomo di serie A guadagna mediamente 50 volte di più della sua rispettiva collega donna. La situazione non migliora di certo se effettuiamo un confronto anche nei campionati maschili minori. Un giocatore di Serie C, in media, guadagna uno stipendio di 2.500 euro, ovvero quasi il doppio di una giocatrice della massima divisione del calcio femminile italiano.

Se da un lato, la disparità delle retribuzioni tra uomo e donna è presente in tutti i settori economici e si attesta intorno al 10/15% a favore dei maschi, dall’altro lato, nel mondo del calcio, il divario è davvero enorme. Basti pensate, che in Italia, le calciatrici di serie A femminile sono diventate professioniste solo all’inizio della stagione 2022. Diventa evidente come certi pregiudizi siano difficili da sradicare.  Per fortuna in altri paesi del Nord Europa e negli USA, i campionati di calcio femminili godono di un maggiore riconoscimento, anche se molto lontano da quello dei colleghi uomini.

La disparità di genere, il circolo vizioso nel calcio femminile

Le calciatrici professioniste vivono una situazione sfavorevole, sia in termini di guadagno che di visibilità, che crea un circolo vizioso. Molti operatori del settore preferiscono non investire su campionati femminili, che non sono riconosciuti come dovrebbero. E il circolo vizioso così si autoalimenta. Gli sponsor minori, quelli particolarmente attenti al problema sociale, o più lungimiranti, andranno a impiegare le proprie risorse e i propri soldi anche nei campionati femminili.

Ma il circolo negativo, che ormai si è creato, non finisce qui. Le calciatrici, anche se professioniste, sono obbligate a trovare un secondo lavoro a fronte di contratti così bassi, con il rischio di rallentare la propria carriera calcistica. La professionalità e le qualità tecniche di una calciatrice di serie A vengono evidentemente sottostimate, con il pericolo di perdere per strada grandi professioniste, che non sono state valorizzate, come avrebbero dovuto.

Tanti elementi fanno capire il potenziale dei campionati del calcio femminile. È importante che l’intero settore lavori per organizzare e strutturare investimenti che portino il calcio femminile a ottenere la stessa attenzione e lo stesso sostegno economico, solo per ora, riservato ai colleghi del calcio maschile.

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