2014
Dybala: «Rinnovo? Zamparini in pressing»
L’attaccante del Palermo spiega: «Non avrei problemi a restare, ma…»
Terzo giocatore della Serie A per numero di dribbling dopo Kovacic e Vazquez, Paulo Dybala ha spinto il presidente del Palermo a valutarlo 42 milioni di euro. Ma per l’attaccante rosanero è una cifra bugiarda: «Non sono molti i giocatori che valgono tanto e io oggi sicuramente non sono tra questi. Ma il presidente mi vuole bene e poi, si sa, quando gli mettono un microfono davanti alla bocca a lui piace parlare. E se le cose girano nel verso giusto, come in questo momento, anche di più. Cosa mi ripete? “Firma il contratto, Paulo!” (ride). Scade nel 2016 e non avrei problemi a restare. Però dobbiamo essere contenti in due», ha dichiarato Dybala ai microfoni di SportWeek, a cui ha raccontato di quella volta in cui uscì a mangiare con la famiglia e tornò alla pensione dell’Instituto in ritardo rispetto al limite massimo imposto dal club argentino per la ritirata, che portò alla “tirata d’orecchie” da parte del direttore sportivo il giorno seguente: «Mi parlò con un’asprezza che mai più nessuno si è permesso. Ma quel giorno ho capito come si fa questo lavoro».
I SOGNI – Nella “confessione” Dybala ha parlato anche dei pianti per la morte del padre, avvenuta quando aveva 15 anni: «Ha lottato per tanto tempo contro un tumore al pancreas, ma è stato inutile. A me, per proteggermi, non dicevano tutto, così io mi illudevo, speravo che guarisse. Oggi parlo spesso di lui con mamma, mi succede di sognarlo e ogni volta mi sveglio tra le lacrime», ha svelato l’attaccante, che ha però esaudito un sogno del padre, che era quello di avere un figlio calciatore: «Non ho mollato. E oggi so che papà è orgoglioso di me».
ADATTAMENTO – Poi Dybala ha parlato di Palermo e dell’ambientamento nel capoluogo siciliano, che non è stato poi così difficile, caldo a parte: «In Argentina non è mai così. Quando poi mi hanno portato a Mondello e ho visto il mare a 10 metri dal mio albergo, mi sono detto: questo è il paradiso. È incredibile: a metà novembre c’è gente che fa il bagno e altra che gira in giacca, cravatta e sciarpa… Anche a me piace nuotare, ma non vado mai troppo al largo perché ho paura. A Palermo si mangia alla grande e le persone sono troppo gentili. So che all’inizio si aspettavano di più da me, ma è stato complicato adattarmi al vostro calcio. Rispetto a quello argentino, e alla sua serie B, qui il gioco è molto più veloce, fisico e tattico. Pure gli arbitri sono differenti», ha spiegato l’attaccante, che poi ha descritto le sue origini polacche, legate al nonno Boleslaw di un paesino vicino Cracovia, che scappò dalla Polonia durante la Seconda guerra mondiale, mentre la nonna materna è della provincia di Napoli.