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2017

15 minuti in tre: Dybala, Costa e Bernardeschi out dalla sfida scudetto

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Lo scontro diretto tra Juventus ed Inter ha fatto discutere per lo scarso livello qualitativo della contesa. Un viaggio nelle scelte di Allegri, il delicato capitolo Dybala

Faccia a faccia al vertice della classifica di Serie A ed attesa non ripagata: nessuno può offendersi di fronte alla constatazione dei fatti, JuventusInter ha deluso per livello qualitativo, per un’espressione calcistica assai rivedibile nell’idea e nello sviluppo. Uno spettacolo non all’altezza delle aspettative, figlio di una gara bloccata dal primo all’ultimo respiro, con tanti uomini dietro la linea del pallone da una parte e dall’altra, con una Juventus che si è difesa senza troppi affanni e con un’Inter che ha vissuto l’evento quasi da non invitata, neanche chissà quanto organizzata in chiave difensiva. Casuale, un po’ tutto. A partire dal mancato impiego di Paulo Dybala, in quella da considerarsi a tutti gli effetti una sfida scudetto.

Caso Dybala in Juventus-Inter

Di Paulo Dybala si è detto un po’ tutto, giustamente proiettato nel gotha dei più grandi: magari Messi ancora non lo è né lo sarà mai, ma il solo accostamento da tanti effettuato lascia intendere lo status di questo calciatore. Necessariamente diverso dalla media, anche in una squadra forte quanto lo è la Juventus. MaraDybala, titolò un noto quotidiano sportivo qualche tempo fa: ed allora, tutti impazziti o c’è qualcosa che non va? Non per altro, ma in una sfida Juventus-Inter che meriti di essere chiamata tale, alla lettura delle formazioni, il primo nome che ci si attende di leggere è proprio quello di Paulo Dybala. Sostanzialmente del più forte in campo, del più talentuoso, di quello che più degli altri può elevare il livello, cambiare lo spartito, parlare un’altra lingua. Cosa porta alla scelta di privarsi del proprio calciatore migliore? C’è chi ha parlato di possibili questioni individuali alla base della scelta, sensazione acuita dalle considerazioni espresse dal dirigente Pavel Nedved in occasione del sorteggio di Nyon. Ma un’altra considerazione porta in direzione opposta.

Bernardeschi e Douglas Costa: minuti zero

Fosse stato un problema relativo all’impiego di Dybala, Massimiliano Allegri ha – o meglio avrebbe a questo punto – la fortuna di ritrovarsi una rosa da urlo, forte e strutturata in tutti i comparti, piena di sostituti naturali da spendere al momento giusto: al posto dell’argentino, per lasciare immutato il livello qualitativo della sua Juventus, avrebbero potuto giocare sia Douglas Costa che Federico Bernardeschi. Il primo protagonista nel cruciale successo di Napoli, il secondo in gol in Champions League nella sfida finale sul campo dell’Olympiacos. Giocatori di livello, di qualità e talento, che stanno faticando ad imporsi nella Juventus – come solitamente accade con Allegri nei primi mesi, questo va detto – ma che hanno già dimostrato di poterci stare. Contro l’Inter zero minuti in due, nonostante avesse un altro cambio a disposizione mai speso, che sommati ai quindici riservati a Dybala fa – appunto – quindici in tre: è possibile concedere un quarto d’ora complessivo ai tre interpreti più inventivi di cui si dispone? La risposta sarebbe negativa, lo è in un quadro generale in cui ti chiami Juventus e punti a vincere contro chiunque, figurarsi – con tutto il rispetto di questo mondo e che si deve all’attuale capolista della Serie A – contro un’Inter reduce da un recente passato decisamente più tormentato rispetto a quello bianconero.

La scelta di Allegri

Ed allora viene logico pensare che Massimiliano Allegri se la sia giocata con tutta la fisicità della sua rosa – Mandzukic esterno di un 4-3-3 la dice lunga – per opporsi alla statura nerazzurra. All’elemento che più degli altri ha portato l’Inter ad essere indicata come la sorpresa del torneo. Per non lasciarsi trovare impreparato sotto questo aspetto, per rispondere argomento su argomento agli argomenti nerazzurri. Ma il tutto non convince. Innanzitutto perché – per il bene complessivo – non ne è venuta fuori la partita che gli amanti del calcio desideravano ed aspettavano: una gara anche chiusa magari ma elevata dalla giocata dei migliori talenti. Anzi, si è andato incontro ad una soluzione del genere, cercandosela tramite le scelte compiute. Poi per il segnale, a sua volta poco convincente: la Juventus, dopo la vittoria se vogliamo inattesa ottenuta al San Paolo ed a qualificazione agli ottavi di Champions League archiviata, aveva tutta la leggerezza di questo mondo per affrontare la sfida scudetto con l’Inter secondo altri canoni. Eppure ha preferito altro. Ha preferito rinunciare alla qualità aurea del suo talento e scendere sul piano dell’Inter, della forte e fisica Inter di Spalletti. L’eredità, salvo i proverbiali episodi, non poteva che concretizzarsi in un pareggio. Che a questo punto forse, mettici anche un pizzico di stanchezza emotiva, andava bene anche alla Juventus. Strano da pensare, meno da spiegare.

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