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Do You Remember? Se Matias Soulé si ispirasse a Sebastian Giovinco

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Il giovane argentino Soulè è uno dei più interessanti prospetti di casa Juventus: seguire le orme di Giovinco potrebbe essere una svolta

Nella Juventus di oggi, un giovane come Matias Soulé, talentino annunciato che fa fatica a trovare spazio, potrebbe studiare il caso di Sebastian Giovinco. E magari approfittare dell’assenza per squalifica di Angel Di Maria per provare a occupare un posto momentaneamente liberatosi in seguito alla follia di Monza commessa dal campione argentino.

Giovinco era un giocatore decisamente atteso per quanto fatto nelle giovanili, molto più di quanto abbia suscitato Soulé con la Juventus Under 23, oggi ribattezzata Next Gen. Sebastian era conseguentemente molto discusso per la dicotomia presente nel suo stesso soprannome: la Formica Atomica. I detrattori insistevano nel dire che il suo fisico non gli avrebbe permesso di emergere, gli estimatori sostenevano che la purezza della classe avrebbe fatto comunque la differenza.

Esattamente 14 anni fa, il 20 settembre del 2008, Seba apriva la prima pagina di Tuttosport. Aveva 21 anni – Soulé ne ha 2 in meno -, era tornato alla casa madre dopo una proficua esperienza nell’Empoli, si sentiva pronto per emergere definitivamente. «Irrompe Giovinco», era il titolo a effetto e la dichiarazione più enfatizzata era: «Ci sono nuovi spazi per me, sarò un punto di rifermento». Che cosa era successo?

La stagione aveva appena preso il via, si era alla vigilia della seconda giornata di campionato e Giovinco aveva occupato il campo solo per 19 minuti nel finale del preliminare di ritorno della Championa League contro l’Artmedia, sostituendo Pavel Nedved. Per il resto o tribuna – dalla quale ammetteva di avere avvertito tutta l’emozione della grande Europa assistendo alla punizione gol di Del Piero in Juventus-Zenit -, oppure panchina senza entrare in partita. Adesso, però, Trezeguet si era dovuto operare e – di conseguenza – una casella in attacco si era liberata. E sebbene la Formica Atomica fosse la versione miniaturizzata del numero 10 titolare e non del centravanti francese, era normale che ambisse a ritagliarsi una fetta di gloria. Non capitò il giorno dopo l’intervista. Claudio Ranieri non lo mise in campo in Cagliari-Juventus. Ma già 4 giorni dopo, lo schierò nella formazione di partenza di Juventus-Catania e Sebastian ripagò la fiducia servendo l’assist per il gol di Amauri. Una condizione non sufficiente per conquistare lo spazio pensato e desiderato dal giocatore. Che 90 minuti per intero li avrebbe poi in Champions nella brutta trasferta  a Minsk con il Bate Borisov e in campionato solo 3 mesi dopo a Lecce, ripagando della fiducia con il suo primo gol in Serie A.

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