La Liga
Diego Simeone fa chiarezza sul futuro: «Amo l’Atletico, ma so che ci sarà un momento in cui…»
Le parole di Diego Simeone, tecnico dell’Atletico Madrid sul suo futuro sulla panchina dei Colchoneros e sul suo possibile addio
Diego Simeone, tecnico dell’Atletico Madrid, in una intervista rilascia a Marca, ha parlato del suo futuro sulla panchina dei colchoneros e sull’allenare il figlio Giuliano. Di seguito le sue parole.
FUTURO – «Vivo il presente, e nel presente do tutto quello che ho all’Atlético perché lo amo e so che può migliorare. Mi piace competere contro i grandi da una posizione diversa. Questo mi stimola. So anche che avrò un percorso in un altro luogo. Ne sono consapevole. Passerò per altri posti. Ci sarà un momento in cui, o il club o io, decideremo di non continuare insieme, e questo potrebbe accadere tra un anno o tra otto, non lo so. Quello che so è che arriverà un momento in cui dovrò permettermi di cercare altri percorsi e altre esperienze».
ALLENARE IL FIGLIO GIULIANO – «Ho sempre detto che non avrei mai immaginato di allenare un figlio, ma chiaramente l’ho detto pensando che una cosa è andare a comprare tuo figlio e portarlo (come sarebbe stato il caso di Giovanni ndr), e un’altra cosa è aver portato Giuliano quando aveva 16 anni, quando ha iniziato a giocare nell’Accademia dell’Atlético Madrid. Vederlo crescere, vedere che in Segunda División avesse fatto una stagione molto buona. Poi è andato all’Alavés, ha subito un infortunio molto importante, si è rialzato e ha lottato. Nelle ultime sei giornate è stato un giocatore importante in Primera División. All’improvviso viene convocato dalla nazionale argentina per un’amichevole in preparazione dei Giochi Olimpici. Sfrutta quell’opportunità, va ai Giochi e attira l’attenzione, e tu pensi: ‘Sono suo padre, ma non sono stupido’. È un calciatore e, dato che gioca per l’Atlético Madrid, io voglio vincere, e che si chiami Simeone o Pérez per me non fa alcuna differenza. E la cosa più bella è che lui lo sa. Perché non avrò favoritismi, né concessioni, né compromessi per il fatto di essere suo padre. Ti assicuro che, da quando entriamo al Cerro del Espino (il centro sportivo dell’Atlético, ndr) fino a quando andiamo via, non lo guardo mai come mio figlio. Ha una personalità che sta riuscendo a trasmettere tutto quello che immaginavamo, e spero possa continuare a crescere».