2014

Di Vaio: «Da Nedved appresi la cultura del lavoro»

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L’ex campione della Juventus racconta il suo passato, con la Lazio nel cuore

LAZIO DI VAIO – Poche settimane fa Marco Di Vaio ha dato l’addio al calcio giocato.  L’ex attaccante biancoceleste si racconta in un’intervista al Tempo, soffermandosi in particolar modo sull’argomento Lazio, che ha occupato un posto importante nei suoi 22 anni di carriera: «Casa mia, l’ho sempre detto. È stato il periodo più bello: il calcio, il divertimento puro, gli allenamenti, gli amici, i sogni, tutti aspetti indimenticabili. Aspettavo con ansia l’esordio all’Olimpico, ma intanto andavo in Tevere con mio padre a tifare per i colori del cielo. Il mio idolo da ragazzo? Bruno Giordano, un vero punto di riferimento».

NESSUN RIMPIANTO – Ma non c’era tantissimo spazio e Di Vaio iniziava a girare l’Italia: «In quella squadra non c’era spazio per i giovani. Durante la mia carriera non ho mai avuto pazienza: quando capivo di non giocare, preferivo andare via, è accaduto anche in altri club. È chiaro che mi sarebbe piaciuto vincere e rimanere di più a Roma, ma non è stato semplice».

RITORNI? – C’è stato anche un momento in cui Di Vaio ha avuto la chance di tornare: «Assolutamente si, è capitato sotto la gestione Lotito. Purtroppo non ci siamo trovati dal punto di vista economico, il sacrificio che mi chiedeva il presidente era troppo grande per un ragazzo di 28-29 anni, bisogna anche dire che il tetto ingaggi della Lazio non era quello di adesso. Siamo capitati in due momenti diversi, io sarei tornato volentieri e lui mi avrebbe riportato a Roma senza problemi». Sul compagno più forte, nessun dubbio: «Nedved, mi impressionava sempre. La cultura del lavoro sul campo l’ho imparata da lui».

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