2020
Di Francesco: «De Rossi cercò di evitare il mio esonero. Che errore la cessione di Nainggolan!»
Eusebio Di Francesco ha parlato in una lunghissima intervista al Corriere dello Sport: queste le parole dell’ex tecnico della Roma
Eusebio Di Francesco è tornato a parlare e lo fa in una lunghissima intervista al Corriere dello Sport. Queste le parole dell’ex tecnico della Roma.
ESONERO – «Il calcio è così, legato a episodi: l’esonero è stato un insieme di situazioni al di là dei risultati. C’era un po’ di malcontento che ci ha portato a quell’epilogo. Era un momento particolare, avevamo perso il derby. A Oporto siamo stati sfortunati per l’arbitraggio. Meritavamo i quarti. L’anno prima arrivammo in semifinale. In Europa abbiamo fatto il massimo. resta il dispiacere della sconfitta a Liverpool, in condizioni particolari. Poi all’Olimpico ci siamo fatti gol da soli subito, l’espulsione di El Shaarawy, il salvataggio sulla linea».
STROOTMAN E NAINGGOLAN – «Sono state fatte delle scelte non corrette, a cominciare da quella che rimpiango più di tutte, le partenze di Strootman e Nainggolan. Strootman è un giocatore straordinario, con la sua partenza abbiamo perso personalità e lo abbiamo pagato in continuità di risultati. Ho il rimpianto di non aver insistito a farlo restare, ho assecondato la sua decisione. I risultati altalenanti del secondo anno non ci furono nel primo, nonostante il caos con il mercato di gennaio, Dzeko in bilico, stava per andare al Chelsea. I giovani andavano aspettati, ho dovuto rivedere il sistema di gioco per adattarlo alle caratteristiche di certi giocatori. Under è dovuto maturare, Kluivert ha avuto bisogno di tempo. Poi Zaniolo. Tutti mi dicevano che era un ragazzino complicato, io non ho avuto nessun problema con lui, all’inizio alcune volte l’ho ripreso davanti alla squadra ed è diventato il gioiello del calcio italiano».
MONCHI – «Ho avuto sempre un ottimo rapporto, devo ringraziarlo perché è stato uno di quelli che mi ha voluto alla Roma. Non è facile fare il mercato dovendo vendere Salah e Alisson, abbiamo avuto contrasti su alcune situazioni, come in una famiglia, ma abbiamo cercato di andare sempre nella stessa direzione».
TOTTI – «Il fatto che sia stato lui a scegliere Ranieri ha fatto pensare che non fosse vicino a me. Non è stato così. Era l’uomo della società e l’amico dell’allenatore, mi ha sempre sostenuto, fino alla fine. Poi ha dovuto scegliere Ranieri, perché faceva parte del suo ruolo. Qualcuno ci ha speculato, ma i nostri rapporti sono tuttora buoni. Aveva la capacità di farmi capire le sensazioni dello spogliatoio, che conosceva bene, sa distinguere i giocatori di qualità, è un intenditore. Aveva una grande capacità di sdrammatizzare e trovare il sorriso nei momenti più difficili. L’ironia è una delle più grandi qualità».
NAINGGOLAN – «L’ho sentito durante il mercato, lo volevo portare alla Samp, mi aveva dato disponibilità, poi ha scelto il Cagliari per una questione di cuore. Capisce le situazioni in un attimo. Mi era d’aiuto in campo, come Dzeko, Kolarov, De Rossi».
DE ROSSI – «Daniele è uno di quelli che ha chiamato il presidente per evitare il mio esonero. Io dico sempre che l’allenatore è un uomo solo, ribadisco nessuno ha mai giocato contro. La Roma di Pallotta ha raggiunto il massimo con me in panchina. Nonostante gli infortuni, che sono ancora tanti. Trovare una spiegazione non è facile. a volte ci sono giocatori predisposti. Pensate a Pastore. Io vengo criticato perché cambio tanto, ma a volte tolgo un titolare per il timore che si infortuni».
RIPARTENZA – «Il calcio mi manca tantissimo, ho una gran voglia di ripartire e sto studiando la lingua inglese. Concedetemi una battuta: accetterò una squadra solo se Ranieri, che saluto con affetto, sarà già piazzato. Perché dopo Roma e Sampdoria… non c’è due senza tre».