2017
La caduta di Fazio
Lazio – Roma, il primo atto della semifinale di Coppa Italia se lo aggiudicano con merito gli uomini di Inzaghi: l’analisi
Il primo dei due derby capitolini che andranno a determinare la finalista di Coppa Italia va alla Lazio: gli uomini di Inzaghi hanno avuto la meglio su una Roma giustamente indicata come favorita alla vigilia della contesa, reduce dal gran colpo ottenuto sul campo dell’Inter. Semifinale d’andata decisa dalle due firme di Milinkovic-Savic ed Immobile, abili a sfruttare gli assist rispettivamente serviti – a spese di Fazio e Manolas – da Felipe Anderson e Keita: a conti fatti i migliori in campo nella notte dell’Olimpico.
I MERITI DELLA LAZIO – Innanzitutto quello di aver sì trovato un impianto che snaturasse il gioco della Roma e lo rendesse meno fluido, ma allo stesso tempo di essere riusciti nell’intento senza aver rinunciato ad un costrutto attivo: la Lazio ha agito sulle linee di passaggio giallorosse ma non ha fatto a meno di presentarsi nella metà campo avversaria con ambizione e rapidità d’esecuzione. Il lavoro del centrocampo ha allo stesso tempo sostenuto la difesa ed offerto sfoghi all’incedere di Felipe Anderson ed Immobile: puntuali ad aggredire gli spazi e sfruttare la maggiore velocità sul breve rispetto a difensori strutturati come Fazio e Rudiger, ma a conti fatti – vedi l’occasione del raddoppio biancoceleste – come lo stesso Manolas. Il tema degli spazi è stato cruciale anche per quanto concerne la posizione ibrida di Milinkovic-Savic: colpevoli in tal caso Paredes e Strootman, apparsi in difficoltà nella lettura dei movimenti del serbo. Che si è acceso a sprazzi ma che, quando lo ha fatto, non ha lasciato scampo alla resistenza giallorossa.
I DEMERITI DELLA ROMA – Basta descrivere le dinamiche delle due reti laziali per rendere una dimensione efficace del tutto: Felipe Anderson brucia Fazio, Keita fa lo stesso con Manolas. Ringraziano Milinkovic-Savic ed Immobile, bravi a farsi trovare pronti sui servizi dei due mattatori della serata. Partiamo dal primo gol: in realtà Fazio aveva già lanciato qualche segnale preoccupante, come quando il suo errore in disimpegno aveva di fatto lanciato Anderson in piena area giallorossa. Bruciato poi in occasione del gol: per il brasiliano è stato un gioco da ragazzi lasciarlo sul posto e fornire l’assist vincente ad Immobile. Finora Fazio aveva perfettamente nascosto quello che è forse il suo unico difetto: la lentezza. Impeccabile in termini di posizionamento, aveva così compensato quello che deve necessariamente lasciare ad attaccanti rapidi e brevilinei: ieri non è accaduto, si è lasciato puntare a campo aperto e gli effetti sono stati inevitabili. Medesimo copione nella ripresa con protagonisti differenti: Keita – che aveva inspiegabilmente sostituito un Felipe Anderson fino a quel punto migliore in campo della sfida, bravo Inzaghi invece a leggere i momenti della gara, altrochè – fa secco Manolas e regala un cioccolatino ad Immobile, difensori giallorossi ancora una volta puniti nell’uno contro uno.
FUTURO – La Roma ha da gestire tre fronti, la Lazio due: l’impegno europeo dei giallorossi con il Lione – e soprattutto lo scenario inerente al prosieguo della competizione ed all’opportunità di dettare voce grossa fino all’ultimo – impone alla banda Spalletti di prestare massima considerazione all’evoluzione dell’Europa League. Crocevia del campionato è invece lo scontro diretto con il Napoli del prossimo sabato: una vittoria terrebbe in vita il sogno scudetto e di fatto ratificherebbe l’accesso diretto alla Champions League, servirà attingere a pieno dalle risorse di un organico non infinito ma neanche sfruttato nella sua totalità. La Lazio ha un piede nella finale di Coppa Italia e può clamorosamente cullare – se analizziamo il tutto in relazione alle aspettative di inizio stagione – la speranza Champions: il terzo posto attualmente occupato dal Napoli di Sarri è lontano appena quattro punti, con uno scontro diretto da disputare all’Olimpico ed una mente decisamente più sgombra di quanto oggi lo sia quella dei partenopei. Occorrerà però una continuità maggiore di quella emersa finora: quando mancano dodici giornate e sei in piena rincorsa diventa vietato sbagliare e fallire alcun colpo. Ad Inzaghi l’onere della prova.
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