2017
Del Piero e la sfida-scudetto: «Napoli unico rivale della Juventus»
Alex Del Piero guarda da lontano la sua Juventus tra mille viaggi: «Dybala? Ha tutte le caratteristiche per rimanere nel cuore dei tifosi»
Lo guardi e ti sembra impossibile che sia sceso solo da poche ore da un aereo decollato dalla California. Sneakers all’ultimo grido, barba curata e una giacca che lascia intravedere un fisico molto vicino a quello di quando giocava. I colori dominanti, il rosso e il nero, sono solo un dettaglio. Alessandro Del Piero è più di un simbolo della Juventus: la sua carriera e il suo modo di essere fanno sì che sia stimato al di là del mondo bianconero. Come rivela a “La Gazzetta dello Sport”, il bambino che sognava di fare il camionista è diventato cittadino del mondo a suon di viaggi. Australia, India, ora gli States. «Conclusa l’esperienza con la Juve cinque anni fa cercavo esperienze nuove, che mi potessero dare qualcosa anche per il dopo calcio. Così sono arrivate l’Australia e l’India. E la decisione di trasferirsi a Los Angeles, dove ormai vivo da tre anni e qualche mese. In California io e la mia famiglia stiamo benissimo, L.A. è davvero l’ideale per far crescere i figli (tre: Tobias, Dorotea e Sasha), che sono la cosa più importante che ho. Poi da qui posso seguire la mia Academy per giovani calciatori e ho in cantiere altri progetti».
ADDIO BBC – L’estate 2017 ha segnato anche la fine della BBC originale. «Per questo vedo una Juve più vulnerabile rispetto agli altri anni. Io la vedo sempre come la favorita numero uno, ma con meno margine. E questo Napoli è assolutamente da scudetto». Tutto perché è andato via Bonucci? «Il calcio a volte è fatto di meccanismi complessi. Ricordo Leo quando arrivò a Torino, in questi anni ha fatto dei progressi giganteschi. Inoltre parliamo di un leader e un professionista scrupoloso. Giocare nella Juve lo ha reso migliore, e lui ha reso migliore la Juve. La società in questi anni ha sempre fatto dei cambiamenti, ma una fortezza come la BBC non era stata toccata e non c’è dubbio che ci sia stata una grave perdita. Anche perché cambiare giocatori dietro non è come farlo in attacco, ci sono dei movimenti e delle situazioni che necessitano di tempo per essere perfezionate. Il Napoli dovrà essere bravo ad approfittare del periodo necessario a oliare nuovamente certi meccanismi».
UNICO ANTAGONISTA – Il Napoli secondo tutti gioca il miglior calcio per merito del suo allenatore. «Sarri è una persona molto interessante, ma soprattutto è un grandissimo conoscitore di calcio. Basta vedere certi gol per capire che c’è dietro un percorso di anni. In questa stagione i suoi giocatori hanno anche maggiore consapevolezza. La struttura societaria è cresciuta di pari passo con quella sul campo. In questo De Laurentiis è stato bravissimo, non dimentichiamoci che il Napoli era in Serie B con noi». Durerà fino alla fine? «Non è mai semplice correre su tre fronti facendo giocare quasi sempre gli stessi giocatori. Alla lunga rischi di perdere in brillantezza. L’infortunio di Milik non ci voleva, limita ancora di più le rotazioni. Sarri ha creato una macchina quasi perfetta, ma qualche volta dovrà anche improvvisare e fidarsi di tutta la sua rosa. E c’è l’eventuale Champions che in Primavera si mangia tante energie». Di sicuro un attaccante si diverte con lui. «Oh sì. Sarebbe piaciuto anche a me averlo come allenatore. Magari con la conoscenza del calcio che ho adesso, molto più profonda e matura di quando avevo 20 anni». Non starà mica pensando di allenare? «Chissà, magari un giorno...».