2014

Perché Mattia Destro è l’attaccante italiano più decisivo e altre storie

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Un po’ di curiosità e statistiche sugli attaccanti italiani della Serie A

L’Italia è il Paese dei commissari tecnici, sessanta milioni di selezionatori dislocati nei centri più disparati: macellerie, circoli ricreativi, uffici e altro ancora. E’ un peccato che serva il patentino per allenare perché altrimenti avremmo risolto il problema della disoccupazione. Detto questo i mondiali si avvicinano e va selezionata la rosa dell’Italia, si fa un gran parlare dei “vecchietti” che Prandelli dovrebbe chiamare per puntare sull’esperienza, ma andiamo a dare un’occhiata a un po’ di numeri; di certo Prandelli non si farà impressionare dalle statistiche ma noi, ct mancati, possiamo divertirci per un po’ con qualche dato che riguarda gli attaccanti italianii.

MATTIA DESTRO – Partiamo da questo ragazzo che a inizio anno su Facebook veniva deriso per la somiglianza con Bud Spencer e, come il buon Pedersoli, quando il gioco si è fatto duro e ha iniziato a entrare in campo con continuità, le ha suonate a tutti di santa ragione. Escludendo il recupero con il Parma, Destro è in percentuale il più prolifico e il più decisivo degli attaccanti italiani, o almeno di quelli che hanno messo dentro più di 8 gol. Se dovessimo fare un rapporto tra minuti giocati, gol segnati e gol decisivi allora il marchigiano balzerebbe in testa. Già all’esordio con la Fiorentina ha segnato un gol valido 2 punti, poi si è ripetuto a San Siro e poi col Catania ha fatto tre su tre mettendo dentro il gol della tranquillità. In sedici gare e novecentoquaranta minuti giocati, Destro ha segnato dieci gol, praticamente uno ogni novanta minuti. Colpisce soprattutto la freddezza di Destro, che sotto questa ottica somiglia al Mario Gomez nel Bayern pre-Manduzkic: Destro manda in porta due tiri su tre e un tiro su tre buca il portiere, ha una percentuale di conclusioni nello specchio di 66.7% e una realizzativa del 37%. Lanciamo una provocazione: che possa essere la sorpresa dei mondiali come Paolo Rossi o Schillaci? Speriamo davvero.

FRATELLI D’ITALIA – Destro ha la qualità di saper sbloccare il risultato, un po’ come Vidal della Juventus, ma qui stiamo parlando di attaccanti (qualche punta vorrebbe avere il senso del gol di Vidal, comunque). Prendiamo adesso Ciro Immobile, Luca Toni, Domenico Berardi, Mario Balotelli e Giuseppe Rossi. Se non fosse per il brutto infortunio, l’attaccante della Fiorentina sarebbe l’unico in grado di dar filo da torcere al buon Destro, basti pensare che dopo l’infortunio è rimasto ugualmente in vetta alla classifica cannonieri per un mese o poco più. Ciro Immobile invece quest’anno ha stupito gli addetti ai lavori, dopo l’annata incolore a Marassi, è arrivato addirittura a diciassette gol: il bottino di reti è cospicuo e notevole contando che non gioca in una squadra di vertice, e forse è anche per questo che i suoi gol non risultato tanto decisivi come quelli dei due già elencati, solamente in qualche match nel 2014 Immobile si è preso sulle spalle il Torino e a suon di gol ha cominciato a fare punti quasi da solo, pensate alla tripletta con il Livorno o al gol di San Siro col Milan oppure alla gara di Sassuolo. Sembra strano ma è così, anche se il dilemma è presto fatto: preferite una punta che segna tanto o una che segna bene?

COME SEGNI? – Luca Toni ad esempio ha provato a coniugare tutte e due le cose, quindici reti in stagione, alcune delle quali decisiva per il campionato dell’Hellas Verona. Per quanto riguarda Toni il discorso da fare è leggermente differente visto che non è un attaccante che sparisce e si vede solo quando esulta, bensì uno che lavora sporco e quindi ridurre il suo aiuto alla squadra con un mero elenco di dati potrebbe sembrare riduttivo. Sta di fatto che in rapporto tra gol e minuti giocati, nemmeno Toni arriva ai livelli di Destro. Berardi invece non se lo sogna neppure: dodici gol (cinque rigori) distribuiti però in sole sette partite su ventitré disputate, quindi sedici sfide senza metterla mai dentro. Ce n’è di strada da fare caro Mimmo, la qualità non manca, la continuità sì. Chiudiamo il giro degli italiani con Mario Balotelli, l’unico sicuro del posto al Mondiale ma paradossalmente uno dei meno incisivi se si mette il tutto sul piano dei numeri: tredici gol, sette su palla da fermo; in pratica i suoi gol sono vali la vittoria per il Milan solo con Verona e Bologna, mentre a Cagliari ha dato il là alla rimonta rossonera. Anche qui però va contato l’apporto alla squadra e quando Balotelli è in vena – poco spesso, a onor del vero – gioca a tutto campo e si dimostra un giocatore fondamentale.

GLI ALTRI – Non c’è l’intenzione di erigere un metaforico monumento a Destro, ma basta guardare i numeri: questo quando gioca fa gol e i gol che segna sono decisivi. Il sillogismo è tanto banale quanto veritiero. Gilardino potrebbe allinearsi a Destro perché segna spesso reti fondamentali per il Genoa ma rimane a secco per troppe partite durante il campionato, fattore che quest’anno ha contraddistinto pure Di Natale, il quale di solito è il vero trascinatore dell’Udinese. Cassano invece si è ripreso ultimamente ma per lui come per Totti è quasi un errore parlare di punte, sono più rifinitori avanzati, il loro compito è di aiutare a segnare più che segnare in sé per sé – cosa che, per inciso, riesce benissimo sia al Pupone che a FantAntonio. Con tutti questi attaccanti a disposizione il rischio di sbagliare scelte per Prandelli è altissimo: siete ancora sicuri di voler diventare ct?

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