2015

De Vrij, Biglia e Anderson: l’asse che non ti aspetti

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La Lazio di Pioli vola letteralmente: terzo posto raggiunto, ecco tre fattori imprevisti

Sì, perché sarebbe più facile – almeno a bocce ferme ad inizio stagione – proferire nomi alla Parolo, Candreva, o non esporsi su un difensore così giovane nonostante l’exploit di Brasile 2014.  Ed invece proprio loro tre, De Vrij, Biglia e Felipe Anderson, sono divenuti l’asse portante di una Lazio straripante. Il poker da capogiro inflitto alla Fiorentina nel momento migliore della sua stagione certifica le ambizioni biancocelesti: gli uomini di Pioli possono e devono puntare ad un posto nella prossima Champions League.

CHE IMPATTO DE VRIJ! – Glieli hanno ruotati praticamente tutti al suo fianco: Gentiletti, Cana, Ciani, Radu, Novaretti ed ora Mauricio. Ma alterando l’ordine degli addendi il risultato non cambia: o meglio, non cambia quello di De Vrij. Sempre puntuale, preciso, concentrato, disinvolto nell’impostazione, leader assoluto di una difesa che non fosse stato per le sue prestazioni avrebbe sbandato come poche altre: giovane, classe ’92, e soprattutto forte. Se già a quell’età hai questo status e carisma per importi con tale peso in un campionato ignoto, senza peraltro soffrire del periodo standard di adattamento ad una nuova realtà professionale e di vita, vuol dire che vali. Gli osservatori più attenti avevano già preso nota nello scenario di Brasile 2014: perfetto nella retroguardia della sua Olanda con Vlaar e Martins Indi, doveva essere quest’ultimo il crac tanto atteso ma gli occhi sono inevitabilmente caduti sull’ex capitano del Feyenoord. Capitano, appunto, all’età di ventuno anni. Brava la Lazio ad anticipare tutti e garantirsene le prestazioni: ad esempio per la stessa cifra o giù di lì, tra i sette e gli otto milioni, il Napoli ha preso Koulibaly

E’ SUPER BIGLIA – Ecco che inevitabilmente ritorna in scena il Mondiale: impiegato come titolare dal commissario tecnico Sabella in regia della sua Argentina, Lucas Biglia ha finalmente trovato la dimensione giusta per consacrarsi come uno dei registi più validi a livello internazionale. Da sempre calciatore di un certo valore per doti qualitative, atletiche e di ragionamento, ha probabilmente mancato il salto di qualità più per assenza di una reale chance che per propri limiti. La ribalta con la Seleccion e poi la leadership della mediana biancoceleste: Biglia guida alla perfezione la Lazio come un maestro con la sua orchestra, velocizza quando c’è da innescare la rapidità dei fortissimi esterni offensivi e normalizza non appena lo spartito della gara lo richiede. Il tutto condito da buone soluzioni dalla distanza: poco prolifico in termini di realizzazione, sta affinando la battuta dai venti-venticinque metri (anche dai piazzati) per completarsi e dunque eccellere nel suo ruolo. Con un ispirato Parolo – sei le reti in campionato, tra i migliori in Serie A per tempi di inserimento – ed a turno Lulic, Cataldi, Onazi o Mauri in caso di 4-2-3-1 va a formare un centrocampo di tutto rispetto e dal valore imprevisto riportando la lancetta del tempo ad inizio stagione.

FELIPE ANDERSON IL VALORE AGGIUNTO – In un complesso che funziona così bene il brasiliano è il deputato a far saltare il banco: una stagione di ambientamento standard considerando il radicale cambio nello stile di vita che travolge un ragazzo di venti anni nel trasferimento dal Brasile all’Italia, poi l’esplosione. L’opinione personale, sin dalle prime battute, è stata quella di un potenziale fenomeno a cui avrebbero dovuto concedere diverse gare sottotono per poi ritrovarsi un attore devastante. Poca pazienza un anno fa, fredda invece la dirigenza nel non scaricarlo in estate e puntare ancora sull’estro del talento sudamericano: Felipe Anderson non ha tradito ed oggi è letteralmente imprendibile. Quando parte palla al piede non ce n’è, non lo freni, quasi non puoi opporre resistenza: la sensazione che lascia in eredità è quella che spetta ai più grandi, un incubo per le difese avversarie che ha tutto il tempo per migliorare negli ultimissimi metri e trasformarsi in qualcosa di letale. Con Candreva garantisce alla Lazio un dinamismo che poche realtà italiane possono vantare ed un infinito Klose ringrazia: la banda Pioli, vista così, ha il dovere di provarci fino alla fine. Un posto al sole della Champions League: ci riuscirà o meno non è dato saperlo, ma guai a lasciare qualcosa di intentato.

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