2019
De Laurentiis: «Juve? Io gioco con le regole. Napoli bravo dopo Sarri»
Il presidente del Napoli parla prima della cena societaria. Le parole di Aurelio De Laurentiis, tra mercato e frecciate alla Juventus
Aurelio De Laurentiis ha parlato a TV Luna prima della cena societaria di fine stagione. Le sue parole.
DISCORSO – «Non posso che ringraziare tutti. C’era un cambio di allenatore e modalità di gioco dopo tre anni con Sarri, un grandissimo allenatore. Bisognava digerire questo passaggio ed in più bisogna dare merito anche ad Ancelotti di aver voluto utilizzare un pò tutti quei calciatori poco utilizzati ed i nuovi. In tutto ciò può capitare che alcuni punti vadano persi. Lo scarto dalle inseguitrici dice molto. La Juventus è sempre la Juventus e lottare contro chi investi più di noi, si indebita più di noi, non è semplice. Quando sono entrato nel mondo del calcio, esisteva una modifica totale: nelle società per azione, i bilanci devono essere apposto. Anche la UEFA ha dato delle norme che noi abbiamo rispettato. Io ho sempre giocato con le regole».
GOVERNO – «Il governo è latitante da 50 anni perchè altrimenti questo che è il paese più bello del mondo, non sarebbe nelle condizioni in cui si trova. Grazie politici che ci servite così bene».
STRATEGIE DI MERCATO – «Noi abbiamo sempre rispettato le direttive di quei tecnici che volevano entrare nel merito. Con Sarri non era possibile perchè non voleva. Con Carlo lo facciamo tutti i giorni. Anche lui è rispettoso dei bilanci. Lui ha lavorato al Real Madrid ma noi non fatturiamo come loro».
INSIGNE – «Per i napoletani è sempre stato scomodo questo territorio. Ricordate Quagliarella? E’ venuto con grande desiderio da Udine però, poi, è stato giusto che scappasse. A distanza si è scoperto cosa ci fosse sotto. Questo è un territorio ricco di potenzialità ma anche beffardo. Non ti regala nulla anzi ti sottrae. Dopo il dito, si prendono il braccio. Questo è il limite di noi napoletani. Quagliarella ha dimostrato di essere un grande calciatore dove non sentiva il peso del condizionamento che subiva e di cui non parlava».