2017

De Biasi, monito alle piccole: «Il gioco offensivo non aiuta»

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Gianni De Biasi spiega la situazione di dislivello tra grandi e piccole: «C’è distanza tecnica, ma anche il possesso palla…»

Ha allenato Modena, Brescia e Torino, ottenendo tre salvezze in A. Poi ha portato l’Albania agli Europei 2016: chi meglio quindi di Gianni De Biasi può parlare del momento difficile delle piccole in quest’inizio di Serie A? Le ultime cinque hanno raccolto appena 4 punti nei primi 360′ del nostro campionato: «Con l’Albania non potevamo competere sul piano della qualità con la Serbia e nemmeno con la Danimarca. Abbiamo usato altre armi: la grinta, la rabbia, l’organizzazione difensiva e il contropiede. Il riassunto del calcio italiano – dice l’ex ct dell’Albania a “Il Corriere dello Sport” -. Ora però le piccole non giocano più da provinciali: probabilmente questa è la prima ragione del loro rendimento». La differenza tecnica sembra abissale: «Vero. Però credo che stia prevalendo, anche fra le squadre di livello inferiore, il desiderio di giocare aperte e cercare il gol con il fraseggio. Non sono d’accordo con questa scelta: l’obiettivo principale di un allenatore, soprattutto nella lotta-salvezza, dev’essere la conquista del punto».

DEFENDING 101 – De Biasi ha un esempio: «Ho visto Benevento-Bologna. Il Benevento ha fatto una bella partita, però l’ha persa finale: se negli ultimi 10′ ti chiudi un p’ e prendi il punto, ti fai solo del bene». Forse l’idea di questa rivoluzione viene da quanto fatto da Sarri a Empoli: «In realtà, questa moda delle provinciali che giocano aperte era iniziata già da tempo». Anche il dislivello tecnico, però, è aumentato: «Vero. Se le grandi squadre non riescono ad acquistare giocatori del livello più alto – perché questi scelgono altri campionati -, figuriamoci le piccole… La Juve ha avuto occhio con Dybala, il Napoli con Mertens, ma dietro le squadre di provincia possono partecipare solo a un mercato di secondo-terzo piano».

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