2015

Darmian: «Torino nel destino. Milan…»

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Il terzino del Torino si confessa ai microfoni de La Gazzetta dello Sport

Gioca ad alti livelli, ma è l’antitesi del divo, del resto una volta smessi i panni del calciatore desidera fare il designer o meglio l’arredatore d’interni. Di sicuro Matteo Darmian è uno che crede nel destino, come ha rivelato del resto ai microfoni de La Gazzetta dello Sport: «Qualche giorno prima di firmare per il Toro sto passeggiando in centro a Milano con la mia fidanzata Francesca e vediamo dall’altra parte della strada Cairo. Le dico: “Sai chi è? Il presidente del Torino”. Beh, 3-4 giorni dopo mi chiama il mio procuratore: “Ti vuole il Torino”. Ecco, io penso “Era destino”. Però non è vero che ognuno di noi ha in regalo una strada già segnata: una direzione o l’altra si prende con le proprie scelte, i propri comportamenti. Al provino per il Milan eravamo in quattro: non so cosa, ma anche se ci sono andato come se andassi a giocare all’oratorio, qualcosa in più dei miei amici Salvatore, Roberto e Davide devo averlo fatto; nei primi anni di settore giovanile ero sempre il più basso, il più magro, il meno robusto e però ogni estate mi arrivava sempre la lettera di riconferma: mica me la scriveva il destino».

MODELLI – L’esperienza nel settore giovanile del Milan è servita tanto al terzino del Torino, che ha potuto apprendere i segreti dei campioni rossoneri: «Quando ho iniziato a giocare ero centrocampista centrale e se mi chiedevano del mio idolo non facevo neanche finire la domanda: Seedorf. Poi gli allenatori hanno iniziato a tirarmi più indietro, difensore centrale, e allora guardavo Nesta. Poi mi hanno allargato, terzino, e non c’era neanche l’imbarazzo della scelta: Maldini e nessun altro. E nel 2007 che mi succede? In rosa di prima squadra con Seedorf, Nesta e Maldini. Dire che ho provato a rubargli qualcosa è pretenzioso, diciamo che Clarence mi ha insegnato cos’è la personalità, Sandro l’eleganza e Paolo la professionalità».

RETROSCENA – Darmian, che ha rivelato di non essere uno che si stressa per il calcio, vivendolo piuttosto con passione, ha rivelato poi un retroscena sul passaggio al Torino: «Sono molti di più gli scherzi che mi fanno di quelli che faccio io. Per questo quando mi hanno raccontato cosa aveva detto di me Berlusconi («Questo Darmian l’abbiamo venduto per un milione? Che bell’affare ha fatto Cairo») all’inizio ho pensato mi prendessero in giro, e invece poi ho scoperto che era vero».

AMICIZIE E DELUSIONI – Il calcio gli ha regalato poi l’amicizia con Danilo D’Ambrosio, che non si è fatta condizionare dalla concorrenza: «In campo ci giocavamo il posto ogni giorno, ma fuori dal campo non c’è stato un giorno in cui è venuto fuori il discorso. Forse quando Danilo si è spostato a sinistra, ma giuro che eravamo amici anche prima». Infine, Darmian ha rivelato di aver vissuto una notte in bianco a Mangaratiba dopo l’eliminazione dai Mondiali: «Zero voglia di dormire, cento pensieri nel cervello: cosa abbiamo sbagliato? Cosa penseranno gli italiani di noi? Quello sì che era buio, ma buio pesto, però la mattina dopo avevo già riacceso la luce: sono bravi tutti ad avere carattere quando non c’è nulla che non va».

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