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Darmian si racconta: «Fa male la sconfitta di Istanbul. Voglio chiudere la carriera in quella squadra e sulla Nazionale…»
Matteo Darmian, esterno e difensore dell’Inter, in una lunga intervista a Cronache di Spogliatoio. Ecco le sue parole
Matteo Darmian, esterno e difensore dell‘Inter, ha rilasciato qualche dichiarazione a Cronache di Spogliatoio.
FINALE DI CHAMPIONS- «La sconfitta di Istanbul ha fatto male. Ma mi auguro che per me e per l’Inter possa esserci un’altra opportunità. A volte le sconfitte insegnano molto di più di una vittoria, per noi è stato anche così, visto quello che è successo l’anno dopo con la seconda stella. La sconfitta in finale di Champions ci ha dato quella consapevolezza che dimostriamo di avere. Sono giorni speciali, importanti per una carriera. Non capita spesso di poterlo fare. Purtroppo a Istanbul non è andata bene, nonostante una partita importante da parte nostra»
DOPO LA SCONFITTA- «Quando torni a casa, difficilmente non pensi a quello che è successo. E te la porti dietro per un bel periodo… C’è stata l’estate e non è stata facile. Ovviamente con l’aiuto della mia famiglia, che mi sta sempre vicino, sono andato oltre. E poi la stagione successiva è stata importante riprenderla da lì per conseguire la seconda stella»
DIRIGENTE– «Dopo la carriera? Non so ancora cosa farò, ma la figura del dirigente mi attira. Mi piacerebbe rimanere all’interno del mondo del calcio, so per certo che per adesso non vorrei fare l’allenatore. Mi affascina il mondo dirigenziale, non avendone mai fatto parte. Mi piacerebbe capire le varie dinamiche, farò i vari corsi che ti danno qualcosa in più e sono importanti, poi vedremo le opportunità che mi riserverà questo percorso»
RIGORE SBAGLIATO EURO 2016- «Tutti si ricordano quei rigori solo per Pellè e Zaza? Eh… ho avuto un po’ di fortuna. È stato un momento non facile, si era creata un’alchimia perfetta in squadra e stavamo facendo un percorso incredibile, uscire così non è mai bello. I rigori sono sempre 50/50, ovviamente non sono un grande rigorista! Sono momenti che ti fanno comunque crescere e sappiamo benissimo che le critiche fanno parte del nostro mondo, ovviamente quello che cerco di fare io è prenderle nel modo giusto, soprattutto se costruttive. Sappiamo che tanti si divertono solo a scrivere e quello non fa piacere, ma fa parte del nostro mondo e dobbiamo saper trasformare queste critiche in commenti positivi attraverso il lavoro quotidiano»
ESSERE UN PORTAFORTUNA– «I miei compagni dicono che porto fortuna. Anzi, che ho proprio c*lo! A un certo punto della partita ho provocato un rigore. Ma i miei compagni erano sereni: ‘L’ha fatto Darmian, lo sbaglia sicuro!’. E alla fine Henry lo ha sbagliato veramente! Quella partita è stata una montagna russa ed è stata fondamentale per la vittoria della seconda stella. Alla fine è andato tutto bene… un po’ per merito nostro, un po’ per merito della mia fortuna dai (ride)! A parte gli scherzi, credo che uno la fortuna la attiri e la crei sulla base di quello che è tutti i giorni.
ESPERIENZA AL MAN UNITED– «Quando ho firmato con lo United, ho scoperto che in trasferta i familiari non hanno un posto riservato ma vanno in mezzo ai tifosi. La prima partita era proprio il derby contro il Liverpool. Dissi alla mia compagna: ‘Guarda, è una partita molto sentita, vuoi venire comunque?’. E lei sì: ’Sì, certo, ci tengo’. Si è messa in macchina con la guida a destra ed è andata nel settore ospiti con i tifosi. A un calciatore la cultura calcistica inglese dà meno pressioni. Durante la settimana si parla meno di calcio, il weekend e l’andare allo stadio sono più importanti. Ho preso un po’ di pioggia, ma è stata un’esperienza fantastica, costruttiva. È stato un trasferimento importante per la mia carriera ma l’ho fatto con grande entusiasmo, arrivavo con una base scolastica per la lingua quindi non ho avuto grandi difficoltà nell’inserimento, ho cercato di parlare inglese da subito e questo mi ha aiutato. Poi guardavo cose semplici come i cartoni che mi hanno aiutato e il club mi ha messo a disposizione un insegnante. Però la cosa che mi è servita di più è stata lo spogliatoio»