Hanno Detto
Daniele Orsato: «Mia madre pensava fossi pazzo quando dissi che sarei arrivato in Serie A»
Daniele Orsato, arbitro di fama internazionale, si è raccontato al Corriere della Sera della scelta e alcuni retroscena
Inizia un nuovo campionato e assieme alle partite, alle squadre e ai giocatori, anche gli arbitri entreranno – e non poco – nelle discussioni collettive. Il più famoso di loro è Daniele Orsato: 47 anni, ha parlato con il Corriere della Sera di un lavoro che l’ha portato in Italia a essere indubitabilmente il numero uno, oltre che uno dei più stimati a livello internazionale.
ARBITRI – «Siamo una famiglia. Credo che mi vogliano bene perché dico loro le cose in faccia. Io ho imparato tanto dai maestri, come Stefano Farina. Stavo muto e ascoltavo. Lo vede quello lì in fondo? É bravissimo, può diventare internazionale, ma deve stare zitto e imparare. Come ho detto prima davanti a tutti: sono il più vecchio e imparo ancora, se lo faccio io allora potete farlo anche voi».
CONSIGLI A UN GIOVANE ARBITRO – «Meno serie tv, meno play-station, meno internet. La gente pensa che gli arbitri siano fuori dal mondo, invece sono ragazzi come tutti gli altri. Con gli stessi pregi e gli stessi difetti. E le stesse distrazioni. L’arbitraggio perfetto non esiste, ma bisogna provarci. E la perfezione è fatta di dettagli. I dettagli si correggono lavorando».
IL PRIMO SOGNO – «L’elettricista. Da ragazzino volevo capire perché si accendeva la luce. Ho studiato alla scuola di formazione professionale a Vicenza, poi ho trovato lavoro. Il primo giorno indossai la tuta blu, in mano avevo la cassetta degli attrezzi. Lì capii che ce l’avevo fatta».
LA SCELTA DI FARE L’ARBITRO – «Colpa del caso e dell’insistenza di un amico. Andai con lui alla sezione di Schio perché era più vicina. Rimasi estasiato: tornai a casa e dissi a mia madre: “Entro 16 anni arrivo in Serie A”. Mi prese per un folle. Era il 1992, ho debuttato in A nel 2006».