Daniele De Rossi, leader presente - Calcio News 24
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2015

Daniele De Rossi, leader presente

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Roma in grande difficoltà: il volto è ancora quello di Daniele De Rossi, presente e mai banale

Capitan futuro? No, la storiella inizia peraltro a stancare: leader presente, piuttosto. Di chi si parla? Ovviamente di Daniele De Rossi, classe ’83 e da una vita nella Roma senza che ce ne sia stata altra altrove. Uno nato per metterci la faccia: quando il momento è di quelli davvero incasinati, per intenderci nel post Atalanta ancor più che al Camp Nou, la bandiera giallorossa c’è.

METTERCI LA FACCIA – Sì, perché il primo passo è proprio quello di esserci, di presentarsi: i media fanno il proprio lavoro ed in determinati frangenti vogliono risposte ancor più chiare che in altri. L’ambiente freme – alle volte troppo – ed intende sapere, senza tramiti o troppi giri di parole: non si accontenta delle quattro frasette del malcapitato di turno che dopo qualche mese giocherà chissà dove, pretende piuttosto di conoscere la verità da chi in un certo spogliatoio ci è nato, cresciuto e maturato. In alcuni casi dunque, nei giorni cruciali, tocca a chi leader lo è per vocazione naturale: a chi in questo caso, proprio perché a quello spogliatoio ha legato l’essenza della sua carriera, è decisamente più dispiaciuto di un collega di passaggio o comunque prima o poi pronto a salpare verso nuovi lidi.

CIO’ CHE DICE – Il secondo passo è l’oggetto del dibattere: ciò che dici dunque, i media sono pronti a ricordarti l’entità del tuo stipendio ed un attimo dopo che – da uno che guadagna quanto te – ci si attende qualcosa in più non solo sul campo da gioco ma anche al cospetto di un microfono. Non puoi essere banale insomma e liquidare una piazza arrabbiata con una frase di circostanza. Daniele De Rossi in tal senso è un must: merita rispetto perché ci mette la faccia, merita stima per quello che dice. Non si nasconde, non elude alcuna responsabilità individuale o collettiva, soprattutto ascolta la domanda e non ti risponde con un comodo prestampato. Ad uno che con la sua nazionale vince un Mondiale non scappando dalla responsabilità di calciare un rigore in finale, a 23 anni e dopo tutto quanto gli era accaduto, tendenzialmente si può dare retta. Non date per scontato tutto ciò: c’è chi è come lui, vero, ma anche chi non compie né il primo né (giocoforza) il secondo passo di cui stiamo discorrendo eppure passa insospettabilmente da leader.

GARCIA IL MIGLIORE? – E’ la domanda che chi vi scrive gli ha posto nella mixed zone dell’Olimpico nell’immediato post di Roma – Atalanta: se il tecnico francese fosse stato a suo avviso il migliore tra quelli che lo hanno guidato nel suo quindicennio in giallorosso. Ad onor di cronaca ve li rammentiamo: Fabio Capello, Cesare Prandelli, Rudi Voller, Ezio Sella, Luigi Delneri, Bruno Conti, Luciano Spalletti, Claudio Ranieri, Vincenzo Montella, Luis Enrique, Zdenek Zeman, Aurelio Andreazzoli ed appunto Rudi Garcia. Ben tredici, tra improvvisati e decisamente meno, la risposta di De Rossi è stata  la seguente: “siete voi bravi a dover fare questo genere di analisi, leggevo in settimana che sia quello con la media punti più alta. Ed i punti sono punti, non si discutono”. Ai microfoni di Sky ha ulteriormente approfondito il punto: “Colpa dell’allenatore? Nessun calciatore al mondo lo affermerebbe davanti alle telecamere, dobbiamo migliorare ma restare uniti con l’allenatore: se lo scarichiamo facciamo il botto”. Tutto così chiaro per chi sa leggere le parole e nelle parole senza però edificare inesistenti castelli di sabbia.

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