2018

Roma, De Rossi crepuscolare: «Infortunio grave, so che ormai sono alla fine»

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Il capitano della Roma Daniele De Rossi, a pochi giorni dal big match con la Juventus, analizza la situazione giallorossa. Ma parla anche del suo infortunio, di futuro e del possibile ritiro…

Fermo da oltre un mese ai box per un infortunio al ginocchio, Daniele De Rossi pondera con calma il futuro: il centrocampista della Roma potrebbe essere davvero al passo d’addio e non lo nasconde più. A pochi giorni dal big match decisivo dei giallorossi contro la Juventus, con la panchina di Eusebio Di Francesco che vacilla e la squadra in clima di contestazione, il capitano romanista analizza il momento, a partire da quello suo personale. «Quando ero piccolo avrei firmato per fare la metà delle partite che ho fatto in Serie A: ho fatto il lavoro che amavo, con le persone che amo e nella città che amo – le parole di De Rossi nel corso di una intervista esclusiva per DAZN . Adesso mi pesa guardare giù dal burrone, perché so che la fine è vicina, soprattutto ora che sono infortunato e lontano dalla squadra. Quando smetterò, so già che mi farà male».

Quando, appunto? «Che manchino sei mesi, un anno o tre anni, so che siamo agli sgoccioli ormai. Quello che ho subito è l’infortunio più brutto di tutta la mia carriera: ho subito una lesione alla cartilagine che, se si rompesse a 35 anni, sarebbe gravissima. Ci vorrà tempo per recupera, ma sono ancora indietro», ha ammesso De Rossi, che poi ha parlato dell’imminente scontro con la Juve. «Abbiamo tanta pressione e non viviamo bene l’attesa del match – ha continuato il capitano giallorosso – . Siamo in un momento delicato e abbiamo tanti pesi sulla schiena, sappiamo che dobbiamo fare meglio di come stiamo facendo e che siamo tutti sotto osservazione, mister compreso. Vogliamo fare una grande partita per noi più che per la partita in sé. La squadra è forte, ma abbiamo commesso l’errore di parlare troppo dei giocatori che se ne sono andati e non degli altri…».

Tra le altre cose, alla fine, De Rossi ha parlato anche del sogno di fare l’allenatore: «La cosa che più mi spaventa è dover fare cento interviste a settimana… Mio padre (Alberto De Rossi, tecnico della Primavera della Roma, ndr) dice che fare l’allenatore è bello, ma è pure un lavoraccio. Lui è un maestro perché non è mai voluto diventare Pep Guardiola o José Mourinho o Arrigo Sacchi: da lui posso imparare tante cose. Non so se sarò capace, ma viaggerò molto per imparare».

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