2013

Dalla bella gioventù arancione, spunta Verratti

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Serata abbastanza difficile per la Nazionale italiana, attesa da un’apertura di 2013 da brividi, su un campo caldo e difficile come quello di Amsterdam, e contro una compagine pimpante e carica di talento come quella olandese, guidata da un mostro sacro come Louis van Gaal: mostro sul piano tattico, un pò meno su quello dei rapporti umani.

Tutti a domandarsi se i nuovi gemelli del gol El Shaarawy e Balotelli avrebbero fatto faville anche nel Paese in cui è nato il calcio totale e l’attaccante più forte di sempre, quel Marco van Basten che ha legato al Milan i suoi anni migliori, così come vorrebbero fare il bad boy di Palermo e il Faraone di Savona.
Invece, bastano pochi minuti per capire che la scena è tutta degli indiavolati olandesi, in particolare di quelli che potremmo definire i figliocci di capitan van Persie: partendo da chi, nella serata di ieri, la fascia al bomber dello United l’ha tolta, ovvero quel Kevin Strootman, ragionatore del centrocampo che proprio il Milan, a proposito di van Basten e degli attaccanti dotati di cresta, ha provato a prendere nell’ultimo anno e mezzo.

Poi c’è posto per due terzini ordinati e tatticamente perfetti come Blind junior e Janmaat; due centrali praticamente insuperabili come Martins Indi e de Vrijm, capaci di costringere alla panchina i veterani Vlaar e Mathijsen. E poi il meglio del meglio, che ha arricchito la parte anteriore della vettura da Formula 1 che il vate van Gaal sta mettendo a punto, tenendo ai box gente del calibro di Robben (entrato nella ripresa e capace comunque di far danni), Sneijder e van der Vaart: un mediano dotato di grande tecnica come Jordy Clasie, assieme al veterano van Persie (29 anni, alla faccia del veterano) un attaccante polivalente come il liberiano Ola John e, infine, i due grandi protagonisti della serata dell’Amsterdam ArenA. Jermain Lens, autore di tante falcate e del gol che ha regalato il vantaggio agli orange per oltre un’ora, e soprattutto Adam Maher, nato in Marocco 19 anni fa e già capace di far letteralmente impazzire giocatori del calibro di De Rossi e Pirlo, oltre che di scaldare le mani a Buffon in più occasioni.

I nostri scivolano a ripetizione sul terreno come se Pedrosa o Lorenzo girassero sulla pista bagnata del Mugello con le ruote da asciutto, perciò Prandelli, anzichè chiamare i meccanici per cambiare gli pneumatici a Balo e compagni, decide di rivoluzionare la formazione: ai giovani si risponde con i giovani, quindi dentro Verratti e Florenzi, ma anche con i muscoli di Osvaldo, la fantasia di Diamanti e l’esperienza di Gilardino, che come nel precedente di 6 anni e mezzo fa si rivela decisivo. Prima fa compiere la prima parata a Krul dopo oltre 80 minuti, poi consente proprio a Verratti di andare al centro della scena (nel caso specifico il cuore dell’area olandese) e di gonfiare la rete per l’immeritato pareggio azzurro, e il primo gol in Nazionale per il giovane regista abruzzese.

Proprio lui, uno degli esempi del ricambio generazionale messo in atto da Prandelli ma al tempo stesso costretto ad aspettare l’uscita di scena di un vecchietto terribile come Pirlo per prendere in mano il centrocampo azzurro. Sperando, come ha lui stesso confessato e come sperano in tanti, di iniziare a recitare da protagonista anche nel suo Paese, ma in un club oltre che in Nazionale.

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