2017
Dainelli: «I giocatori non hanno colpe sull’eliminazione dell’Italia dal Mondiale»
In un’intervista alla “Gazzetta dello Sport” il difensore del Chievo ha parlato anche della società veronese e del suo futuro.
Dario Dainelli, difensore del Chievo Verona, ha molte cose da raccontare. La sua lunga esperienza sui campi di calcio gli permette di esprimere delle considerazioni personali, in una lunga intervista pubblicata oggi dalla “Gazzetta dello Sport“, sul mondo del pallone in generale, non solo sul suo Chievo e sul suo futuro.
«Il Chievo è una famiglia che ha regole ed abitudini. A volte sono tanto ferree, con una storicità di ambiente e con un presidente abitudinario. Si crede che sia giusto comportarsi come si è sempre fatto, magari chi arriva da fuori non apprezza subito, perchè si notano delle differenze da altri posti, però dopo poco capisci che è proprio l’aspetto che fa la differenza. Cambiamenti ponderati, ma pensati e desiderati. Lo spirito del Chievo è sapere da dove viene e quale sia la strada. La volontà è quella di aiutarsi l’uno con l’altro perchè a livello tecnico di età o di valori la maggior parte delle squadre ha qualcosa in più. Io sono arrivato a fine gennaio 2012, da una situazione difficile con il Genoa, con infortuni e sospetti di presunta combine in un derby. Ma nella difficoltà ti accorgi delle persone che ti fanno bene, il presidente e il Chievo fanno parte di queste. Ero in prestito, poi sono rimasto anche se dal punto di vista contrattuale non era facile perchè a Genova c’erano altri parametri di stipendi. La mia scelta è stata giusta, sono qui da oltre 5 anni».
Domenica prossima il Chievo andrà a far visita al Torino di Belotti, da pochi giorni eliminato, con la nazionale italiana, dai mondiali di Russia 2018. «Non dirò mai nulla ai giocatori, so cosa metti in campo e come stai male se hai sulle spalle le responsabilità di una nazionale. E non ho visto la mancanza di volontà contro la Svezia. Cosa avete combinato non lo direi ai giocatori, ma lo direi ad altri».
Quale sarà il futuro di Dainelli? «Ho il contratto fino a giugno mi ero prefisso di giocare finchè c’erano entusiasmo, divertimento e la voglia di stare in gruppo che ti tiene giovane. Quando vinci non senti gli anni o la fatica. Sul futuro non ho ancora deciso, mi senti più vicino a restare nella vita sul campo anche se gli spostamenti di un allenatore possono essere difficoltosi per la famiglia. Allora pensi ad un incarico dirigenziale».