2012

Dai gol al Bernabeu a quelli al Via del Mare: la favola di Cheva, l’eroe che torna a casa

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Estate 2001, a Lecce arriva un giovane uruguaiano, ancora poco conosciuto. La gente di lui sa che è un attaccante, e che dovrà aiutare i giallorossi a restare in Serie A. I più attenti sapevano anche che questo ragazzo di appena 21 anni nella Primera Division de Uruguay nell’ultimo anno e mezzo aveva segnato 50 gol in 51 partite. “Promette bene”, si diceva. Si tratta di Javier Ernesto Chevanton, e nella stagione seguente scrisse il primo capitolo (non esaltante) di una bellissima storia d’amore.

Cheva si innamora di Lecce, sposerà una leccese doc (figlia dell’ex calciatore Pasquale Bruno), ma sposerà anche la causa del Lecce.  A vita, almeno quando possibile. Lui però si sente salentino, lo dimostra. E infondo se lo vedi passeggiare per Lecce o se lo incontri nei pressi dello stadio prima di una partita sembra davvero uno del posto. Così, a pelle, senza un motivo particolare. Lo vedi e lo sai che non è come gli altri. Come detto però l’avventura non inizia bene. Anche se Chevanton riesce ad andare in doppia cifra (11) già al primo anno di Serie A, mostrando le sue doti. All’esordio fa vedere ad un Via del Mare pieno (in quegli anni si riempiva sempre) di cosa è capace, e fa capire al pubblico che non gioca solo con i piedi (buonissimi) ma anche con il cuore. Lecce-Parma prima giornata Serie A 2001-2002: Frey controlla (non bene) un pallone nella propria area, Cheva si avventa sul portiere gli ruba la sfera e la mette in porta. La fortuna aiuta gli audaci. E lui è parecchio audace. Il Lecce comunque retrocede a fine anno ma Chevanton resterà in Salento anche in B. L’anno seguente è quello della risalita, molti gol e Serie A riconquistata.

Cheva torna in Serie A,  e questa volta non è una promessa ma una solida realtà per il Lecce, in quell’anno allenato da Delio Rosssi. Gioca con Vucinic e sono una delizia per gli occhi, poi il montenegrino però si infortuna. Ma lui riesce a dare spettacolo anche accanto ad un giovanissimo Bojinov. La squadra salentina fa benissimo in campionato, ma Chevanton fa ancora meglio. 20 reti stagionali, miglior marcatore di sempre in Serie A con la maglia giallorossa. Staccato persino Pasculli, che a Lecce era ed è un’istituzione. Cheva è di più, è un idolo. Però ha grandi offerte, Semeraro non vede l’ora di prendere i soldi della cessione per reinvestirli (qualcuno addirittura credeva fosse vero), e il calciatore non se la sente di rifiutare un grande club. “Ciao Lecce, vado a Monaco”. Nel principato gioca bene per due anni, e raggiunge in entrambe le stagioni la doppia cifra. Ha l’occasione di giocare in Champions e segna anche qualche gol. Il Monaco era una delle migliori squadre francesi in quel periodo, e riusciva a far bella figura anche in Champions. Cheva poi andrà al Siviglia, e toccherà l’apice della sua carriera. Finalmente imparerà a vincere. In Spagna ci resterà 4 anni, tutti con la maglia degli andalusi, e non si farà mancare proprio niente: Coppa Uefa, Supercoppa Uefa, Coppa del Re, e Supercoppa di Spagna. Nonostante questo bel palmares non giocherà tantissimo.

Si farà ricordare soprattutto per i due gol al Real Madrid. A Siviglia con una spettacolare semirovesciata portò i suoi alla vittoria con i blancos, al Bernabeu invece segnò su punizione. Onore riservato a pochi. Nel 2010 decide di tornare in Italia, visto che al Siviglia non trova molto spazio. E’ solo un riavvicinamento a casa sua (quel Salento che l’aveva adottato anni prima), approda a Bergamo,  e con la maglia dell’Atalanta mette a segno 2 gol in 12 partite. L’anno seguente si concretizza il vero ritorno a casa del bomber di Juan Lacaze. Il Siviglia lo svincola e lui corre a Lecce, si dimezza lo stipendio e si riprende la maglia giallorossa. L’aveva lasciata qualche anno prima, non vedeva l’ora di indossarla nuovamente. L’annata non è facile. Cheva entra in collisione con il tecnico De Canio, che addirittura in una partita interna col Bologna (poi persa) lo sostituì dopo 20 minuti dal suo ingresso in campo. “Non lo vedevo lucido” sentenziò il tecnico di Matera.

L’8 Maggio 2011 nella favola di Cheva equivale al “felici e contenti”. Lecce e Napoli sono ferme sull’ 1-1. La partita è fondamentale per la salvezza dei giallorossi, serve una vittoria. Cheva entra e la risolve con un tiro dai 20 metri che prende la parte interna della traversa e rimbalza oltre la linea di porta. L’arbitro esita, non sa se è gol o no. Lui va a protestare, con tutta la squadra, pensa che non verrà assegnato. Poi il guardalinee corre verso la metà campo, lui impazzisce, si guarda intorno, si toglie la maglia, getta via tutta la rabbia. E’ il suo miracolo, la sua felicità. Ha ancora una volta varcato quella linea sottile che porta un calciatore normale ad essere un campione. Poi una società poco grata e con la memoria corta non gli rinnoverà il contratto, lo farà emigrare nuovamente al Colon. Quest’anno però il Lecce ha una nuova dirigenza, che ha voluto iniziare proprio con lui. Richiamandolo. Un ritorno al futuro. Sarà semplicemente come aprire nuovamente il libro di una favola che ancora non ne vuole sapere della parola “Fine”.  Cheva ha già la penna in mano, e un Via del mare (magari peino come quel Lecce-Parma raccontato qualche rigo più in su) aspetta i prossimi capitoli della favola dell’eroe che finalmente ritorna a casa. Definitivamente.

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