2013

Dai fallimenti alla Champions: un miracolo che a Roma non firmerebbero

Pubblicato

su

Il gol di Florenzi spiega la nuova Roma di Garcia

SERIE A ROMA – Si era detto che la squadra di Garcia non avesse ancora affrontato un avversario all’altezza della sua crescita in termini di valore complessivo: se il derby fa storia a sé non sono altrettanto immediate le conclusioni emerse dalla spettacolare vittoria esterna inflitta all’Inter tra le sue mura amiche di San Siro. La prestazione della Roma apre interessanti punti interrogativi.

TENUTA DIFENSIVA – L’Inter, prima di incontrare la Roma, aveva sempre segnato: sei giornate e sedici reti distribuite tra Genoa, Catania, Juventus, Sassuolo, Fiorentina e Cagliari. Senza distinzione di luoghi: in casa come in trasferta, la squadra di Mazzarri aveva dimostrato di essere in particolare complicità con il gol. La Roma ha bruscamente interrotto l’evoluzione di questa statistica: il palo colto da Guarin ancora trema ma di fatto è l’unica grande occasione – peraltro conclusione dalla distanza – concessa ai nerazzurri. Partono proprio da qui le rinnovate ambizioni giallorosse: quelli bravi ci spiegano che per avere la meglio in campionato occorre una fase difensiva solida. La Roma in tal senso, ad oggi, appare blindata e soltanto un risultato negativo può insinuare dubbi in un sistema che funziona alla perfezione.

RIPARTENZE FEROCI – Un solo gol subito che fa scalpore se abbinato al dato delle reti realizzate: ben venti, per intenderci una media praticamente di tre gol a partita, fattore che apre inevitabilmente a considerazioni piuttosto importanti in casa giallorossa. La Roma va in rete un po’ in tutti i modi ma il canovaccio resta la capitalizzazione delle ripartenze: il centrocampo sradica dai piedi degli avversari una quantità infinita di palloni e la qualità di interpreti del calibro di Pjanic e Totti consente di tramutare in pochi secondi l’azione da difensiva ad offensiva. Da qui gli inserimenti, partono in blocco i laterali così come i centrocampisti e gli esterni d’attacco: quattro, cinque o addirittura sei pedine a velocità spaziale che imperversano nella metà campo avversaria. L’emblema in tal senso è la rete di Florenzi che ha definitivamente chiuso la sfida di San Siro: Totti esce magicamente dal pressing degli avversari al limite della sua area di rigore e serve con una sorta di terzo occhio Kevin Strootman, spietato nel percorrere tutto il campo palla al piede e suggerire per l’accorrente Florenzi che a sua volta trafigge Handanovic.

GLI OBIETTIVI DELLA ROMA – La macchina giallorossa oggi funziona troppo perfettamente per definire un target alla stagione: il buon senso consiglierebbe un terzo posto – clamoroso in apertura di stagione dopo le cessioni di Marquinhos, Lamela ed Osvaldo con un utile di bilancio di oltre 38 milioni di euro – ma gran parte della piazza romanista non firmerebbe. E questo è il valore aggiunto così come al rovescio della medaglia il limite di ambienti così complessi: entusiasmo alle stelle e veloci depressioni. Alla Roma – ed a Roma sponda giallorossa – il compito di smorzarne gli effetti: l’organico, per quanto evidentemente valido, non sembra essere all’altezza di Juventus e Napoli ma la squadra di Garcia vuole almeno strappare quel ruolo di terza incomoda che sembra ritagliato in pieno sui vestiti di una Fiorentina che può benedire questa sosta di campionato. Al rientro la sfida con il Napoli: confronto tra due città meravigliose, piene di storia, fascino e splendori. Pronte a ridisegnare la geografia della Serie A e deviare almeno parzialmente dall’asse Torino-Milano. Già che la Roma sia parte di questi discorsi – dopo le due stagioni frustranti del nuovo corso statunitense – è un fattore che fa gridare al miracolo.

Exit mobile version