2016

Il campione totale e il culto della più bella perdente di sempre

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Il ricordo, il senso della leggenda, il futurismo: addio Johan Cruijff

Alcune giornate sono così: ti stai apprestando a descrivere l’ennesimo e coraggioso cambio di modulo dell’Italia di Conte quando arriva la notizia che ti stravolge ogni piano. Johan Cruijff, storia del calcio mondiale, sconfitto dal cancro: un tumore ai polmoni – che il fenomeno olandese aveva dichiarato di poter battere appena un mese fa – ce lo porta via a sessantotto anni. Ogni amante del calcio che si rispetti si sentirà più solo di ieri.

FUORISERIE – Johan Cruijff ha vinto tutto quel che c’era da vincere a livello di club: 9 campionati olandesi, fondamentali i primi sei, quelli che vanno dal 1965 al ’73, perché porranno le basi di quella che poi fu l’Olanda del calcio totale. Ma ci torneremo, eccome se ci torneremo: il calcio totale intanto si gioca nel suo Ajax, quello delle tre Coppe Campioni consecutive e dei primi due Palloni d’Oro individuali (’71 e ’73), il modello calcistico che ha anticipato ogni tendenza esistente al momento. L’elemento del dinamismo viene applicato al calcio da quella squadra, l’Ajax di Johan Cruijff: ci si sgancia dal concetto di ruolo in favore di un’idea evolutiva, si prende rapidamente il posto di un compagno se quest’ultimo si è mosso in una differente fetta di campo. Gli avversari sono spiazzati: nelle loro menti il centravanti era pagato per svolgere il ruolo di centravanti ed il libero quello del libero, se il vecchio numero 9 arretra in cerca di palloni giocabili e priva l’avversario di riferimenti o la difesa si muove in blocco senza lo stagionato guardiano del faro che rimane staccato, beh, la lingua parlata diviene inevitabilmente un’altra.

L’OLANDA DEL ’74-’78 – Una lingua rivoluzionaria. Prima di tutto i componenti della rosa dei convocati al mondiale di Germania ’74: Geels (Ajax), Haan (Ajax), Van Hanegem (Feyenoord), Van Ierssel (Twente), Israel (Feyenoord), Jansen (Feyenoord), De Jong (Feyenoord), Jongbloed (FC Amsterdam), Keizer (Ajax), R. van de Kerkhof (Psv), W. de Kerkhof (Psv), Krol (Ajax), Neeskens (Ajax), Cruijff (Ajax), Rensenbrink (Anderlecht), Rep (Ajax), Rijsbergen (Feyenoord), Schrijvers (Twente/Ajax), Strik (Psv), Suurbier (Ajax), Treijtel (Feyenoord), Vos (Feyenoord). Si attinge a piene mani dal serbatoio Ajax: sono ben nove sui ventidue della lista. Commissario tecnico: Rinus Michels. Che fino al ’71 aveva allenato l’Ajax, poi il Barcellona – corsi e ricorsi storici, poi ti spieghi come e perché alcuni club abbiano nel dna di stravolgere il proprio tempo anticipando il futuro – e nel mezzo l’Olanda.

LA NAZIONALE CULTO – La nazionale olandese del ’74, quella che porta oltre Europa e dunque a conoscenza del mondo il calcio che sarà: già ben noto in Olanda e nello scenario continentale dell’allora Coppa dei Campioni, nel 1974 la Coppa del Mondo si gioca nella Germania dell’Ovest ma la guarda tutto il mondo, estasiato di fronte alla scalata degli Orange. Prima fase a gruppi vinta a mani basse, idem per la seconda arricchita da alcune chicche giocoforza da segnalare: 4-0 all’Argentina (doppietta e due assist di Cruijff) e 2-0 al Brasile (gol ed assist di Johan), spazzate via le due sudamericane di lusso in un raggruppamento che l’Olanda terminerà al comando con 8 reti fatte e zero subite. Il sogno viene interrotto dalla Germania Ovest padrona di casa in finale: gli olandesi giocano una partita memorabile, la bellezza espressiva ad un certo punto sembra eccedere tanto da far perdere il controllo della gara, vincerà una nazionale che inizialmente aveva tutt’altro che convinto – battuta dagli acerrimi rivali della Germania Est – ma solida al punto giusto e forte di uno dei Muller della sua storia. Johan in quel 1974 non vince nulla, ma non riconoscergli il terzo Pallone d’Oro della sua carriera avrebbe avuto il sapore del delitto. Il dolore per un successo mancato ma dato per scontato, acuito dalla delusione europea di due anni dopo, induce Cruijff a lasciare: la maledetta Arancia Meccanica si ripete incredibilmente nel ’78, arriverà un’altra finale – l’evoluzione raggiunta dal calcio totale permette addirittura di non dipendere da un singolo, purché si chiami Cruijff – con il sogno questa volta stroncato dall’Argentina (anch’essa padrona di casa) nei tempi supplementari. E’ il canto del cigno: resterà il culto della nazionale più bella di sempre sconfitta due volte consecutive in finale dal Paese organizzatore.

CRUIJFF NELLE CITAZIONI – La più densa di significato ce la regala non a caso Pep Guardiola: “Johan ha cambiato la mentalità del Barcellona: è un genio, una leggenda. Van Gaal, Rjikaard ed io abbiamo soltanto aggiunto qualche pennellata”. E’ il senso di tutto il nostro ragionamento: se il futurismo di ieri si chiama Ajax ed Olanda, quello di oggi risponde al nome del Barcellona. Ed è un processo avviato proprio dal Cruijff allenatore (campione lo è stato ovunque): l’epopea ’90 – ’94 (quattro campionati spagnoli, una Coppa dei Campioni, la Coppa delle Coppe vinta prima e l’incetta di coppe minori) ha disegnato il modello del Barcellona di oggi. Conta vincere soltanto se lo si fa innovando. Chiudiamo con le sue parole: “In un certo senso, forse, sono immortale”. Puoi esserne certo Johan.

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