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Crollo Juve a San Siro, ora a -7 dall’Inter in classifica. Che lezione di Conte!
L’Inter domina il derby d’Italia, contro una Juve mai in partita. L’esperienza di Conte fa la differenza, da rivedere le scelte di Pirlo
La vince il maestro, con la “m” minuscola, quello che nei tre anni a Torino è riuscito a valorizzare al massimo la qualità dell’allievo Pirlo, cucendogli la Juve intorno. A San Siro l’esperienza di Conte fa la differenza e annichilisce una Juventus che poco più di 10 giorni fa aveva passeggiato e vinto contro il Milan. L’Inter si dimostra la vera favorita per lo scudetto, probabilmente non l’unica, ma la più organizzata, ordinata, e con la rosa più profonda insieme alla Juventus, mentre il Milan si allarga scaldando Mandzukic e prenotando Tomori. Le scelte degli allenatori la indirizzano: con Frabotta e Ramsey titolari di fatto Pirlo consegna la fascia sinistra al nemico pubblico numero uno, Hakimi. E probabilmente non è un caso che entrambi i gol arrivino proprio dalla sinistra. Conte la prepara alla perfezione schiantando il centrocampo bianconero con Brozovic a dettare il ritmo e Vidal e Barella a spezzarlo.
Segnano entrambi e alzano il baricentro della squadra con inserimenti chirurgici, con e senza pallone: esattamente tutto quello Bentancur e Rabiot non fanno. Mai. Fa quasi impressione vedere la Juve andare al tappeto senza quasi combattere, o meglio, senza mettere a segno nemmeno un diretto. L’unico guizzo è un tiro di Chiesa nel finale di gara, ma i nerazzurri danno la sensazione di non rischiare mai nulla anche perché comandano dal primo all’ultimo minuto ritmo, gioco, occasioni con carattere. Gli alti e bassi rischiano di condizionare già a gennaio la stagione di una Juve ancora lontana da una stabilità tattica e di risultati. Con assenze pesantissime in difesa (Cuadrado, Alex Sandro e de Ligt) e lacune preoccupanti a centrocampo, perché al momento nessuno tra Bentancur, Rabiot, Arthur e Ramsey è all’altezza di una squadra che vuole viaggiare all’altezza di de Ligt o alla velocità di Ronaldo. E sentire Chiellini che a fine gara parla di cicli che finiscono è quasi emblematico.