Europei
Croazia Spagna: Pedri e Koke oscurano Modric, Roja sontuosa in mezzo – ANALISI
Croazia Spagna ha rilanciato le ambizioni della formazione di Luis Enrique, praticamente perfetta a centrocampo con Koke e Pedri sontuosi
In una giornata caratterizzata da rimonte folli, la Spagna domina la Croazia per 80′, rischia di suicidarsi nel finale di match ma riesce poi a spuntarla nei tempi supplementari. Per quanto gli ultimi minuti del secondo tempo abbiano mostrato i difetti degli iberici, è senza dubbio rilevante osservare come le Furie Rosse abbiano reagito a una fase della gara che avrebbe potuto stroncare chiunque psicologicamente. Questa Spagna dimostra quindi carisma, sapendo ribattere contro le avversità. Un qualcosa che si può osservare nei vari protagonisti. Basti pensare a un Morata mattatore dopo le difficoltà enormi delle settimane precedenti, o a un Unai Simon che – dopo l’incredibile papera di inizio match – si è reso protagonista di diversi interventi provvidenziali. D’altronde, gli stessi 10 gol segnati nelle ultime due partite sono una netta inversione di rotta rispetto alle enormi difficoltà nella finalizzazione viste nelle prime due gare.
Aspetto mentale a parte, questo match ha avuto anche molti contenuti tecnico-tattici. In un Europeo dove sono molte le Nazionali ricche di talento ma povere di gioco e organizzazione, la Spagna ha dimostrato di essere squadra vera, con una fluidità e un’efficacia invidiabili nel palleggio. Le scelte di Luis Enrique, criticato da molti per aver lasciato fuori sia Gerard Moreno che Llorente, hanno pagato. Gli iberici hanno disputato una prova monstre, con un possesso soffocante e una riaggressione immediata che costringeva la Croazia a un baricentro bassissimo. Per larghe fasi del match, si è giocato in una sola metà campo.
La Spagna la vince a centrocampo
Spesso si accusa la formazione iberica di tenere tanto palla ma di essere sterile, con un possesso orizzontale e prevedibile che porta a poco. Non è certo stato il caso di ieri, visto che la manovra era tanto intensa quanto rapida. La Spagna trovava costantemente l’uomo libero, che fosse tra le linee o in fascia. Usava bene sia il centro che l’ampiezza, allargando e stringendo le maglie croate: spesso apriva in fascia per poi tornare in mezzo premiando l’inserimento delle mezzali, mentre in altre circostanze attirava gli avversari in mezzo per poi allargare il gioco su Sarabia e Ferran Torres, costantemente serviti in corsa.
Il reparto spiccato però maggiormente è il centrocampo. La Spagna ha dominato in quella zona, con una qualità sublime tanto nel fraseggio e continui movimenti senza palla. La Croazia non aveva la minima idea su come contendere il pallone agli avversari. Busquets, Pedri e Koke ruotavano costantemente, con scambi di posizione che facevano venire gli incubi alla mediana croata. Con Ferran Torres e Sarabia più larghi, erano quindi le mezzali che occupavano gli spazi interni e agivano vicine a Morata. La Spagna ha trovato liberi Pedri e Koke un’infinità di volte nei mezzi-spazi.
Si vede bene qua. Mezzali tra le linee, ali che invece restano aperte: Pedri qui attacca benissimo l’area di rigore.
Il giocatore del Barcellona ha fatto la differenza soprattutto in zona di rifinitura, con continue ricezioni alle spalle di Modric. Koke ha invece coperto zone di campo ancora più ampie: oltre ad essere vitale nella riaggressione, spesso si abbassava di più in supporto a Busquets per aiutare la manovra. Quando però la Spagna rifiniva a sinistra, il capitano dell’Atlético Madrid attaccava gli spazi con tempismo perfetto, tant’è che occupava sistematicamente l’area di rigore. Ne è una prova l’occasionissima di inizio gara, dove però è stato poco lucido davanti al portiere.
Due delle molte ricezioni delle mezzali. Nella prima, vediamo l’occasionissima di Koke: la Spagna sovraccarica bene a sinistra, trovando Pedri tra le linee. Il calciatore del Barcellona serve poi Koke che va ad attaccare l’area di rigore. Nella seconda, Laporte trova Busquets libero dietro le punte croate. Brozovic è costretto ad uscire su di lui, con il play della Spagna che però, a quel punto, può servire Pedri liberissimo. Gli iberici riuscivano sempre a sfondare centralmente.
Busquets e Morata hanno supportato le mezzali nel migliore dei modi. Il primo, oltre a verticalizzare bene su di loro, si muoveva parecchio per creare spazi. In diversi frangenti, si è anche sganciato in avanti scambiandosi di posizione con i compagni: come abbiamo detto, la mediana spagnola si è distinta per continua mobilità e associatività. Morata, gol a parte, ha anche fatto un prezioso lavoro spalle alla porta. Quando le mezzali erano schermate, l’attaccante della Juve fungeva molto bene da terzo uomo. La Spagna verticalizzava su di lui, con Morata che tantissime volte ha fatto da sponda per Koke e Pedri. Grazie al movimento del proprio centravanti, gli iberici trovavano le mezzali libere e superavano così il pressing croato.
Una delle molte sponde di Morata per Koke. In tal modo, la Spagna trova l’uomo libero.
Forse, anche se è facile parlare con il senno di poi, l’errore di Luis Enrique è stato quello di non fare entrare Thiago al posot di Koke nel finale di secondo tempo. In quel momento, bisognava gestire il pallone e fare passare i minuti: il centrocampista del Liverpool sembrava l’uomo giusto in quel momento della partita. In ogni caso, la Spagna ha saputo reagire bene alla rimonta croata, con i cambi (Oyarzabal e Dani Olmo) che sono riusciti a incidere.
Insomma, con questa grande vittoria e dopo la clamorosa eliminazione della Francia, è impossibile non pensare alla Spagna come a una delle favorite principali. Gli iberici reagiscono alle critiche con una partita di grande calcio, dimostrando una grande identità tattica. A differenza di altre Nazionali, questa squadra sta valorizzando il talento a disposizione, con ogni giocatore inserito in un contesto funzionale. Ne è una prova il rendimento del centrocampo, con Koke, Pedri e Busquets che – per la qualità e la sicurezza delle loro prestazioni – sembravano giocare con i rispettivi club di appartenenza.