2017
Atalanta, Cristante: «Europa? Siamo un martello»
Il centrocampista dell’Atalanta Cristante si racconta: dai trascorsi nelle giovanili del Milan con Petagna fino alla rincorsa europea con i bergamaschi
Dopo aver trascorso la prima metà di campionato tra le fila del Pescara, Bryan Cristante si è trasferito in prestito dal Benfica all’Atalanta. Arrivato a Bergamo il centrocampista dell’under 21 italiana ha avuto sin da subito un impatto positivo andando a segno contro il Palermo (tra l’altro sua ex squadra). Il centrocampista orobico, cresciuto nelle giovanili del Milan (con cui ha debuttato in prima squadra nel 2014) ha ritrovato a Bergamo l’amico di una vita Andrea Petagna. «Siamo assieme da quando abbiamo 14 anni e io sono il tranquillo dei due» racconta in un’intervista al Corriere dello Sport. Insieme furono protagonisti di un episodio curioso: uno spogliarello nel convitto del Milan ripreso col telefonino che fece infuriare Galliani. «Lui quella volta dello spogliarello ha voluto fare il video e io l’ho ripreso, ma il Milan l’ha presa male. Altre volte sono uscito di sera, magari con lui, lasciando la luce o la tv accesa. Non si sa mai, qualcuno può buttare su un occhio per controllare…».
LA MATURITA’ CON GASPERINI – Nonostante le scorribande da giovane con Petagna oggi i due sono in una squadra al quinto posto in Serie A e in piena lotta per l’Europa. «A parte gli scherzi, quando c’è da allenarci andiamo al massimo. Gasperini è preparatissimo. Vuole il 100% da tutti e i risultati si vedono. Chi è il più impressionante? Il Papu. Fa la differenza, salta sempre l’uomo e mette la palla gol. La squadra però è pazzesca, con quell’organizzazione per gli avversari è durissima». Inutile nascondere l’obiettivo Europa un traguardo sul quale Cristante non si sbilancia in percentuali. «Difficile dirlo però siamo un martello: se continuiamo così, percentuali alte. Qual è l’avversaria più temibile? Dico la Lazio. A me piace Keita: è giovane, fa la differenza».
PROMESSA IN CERCA DI CONSACRAZIONE – In passato Cristante era indicato dagli addetti ai lavori come uno dei migliori prospetti del calcio italiano tanto da essere acquistato a suon di denari dal Benfica. «Ho fatto esperienza. Al Benfica giocavo in una squadra top, ho vinto un campionato ma non ho mai sentito uno che abbia visto una mia partita. Il Portogallo qui non si segue». Poi il ritorno in Serie A e le esperienze poco esaltanti con le maglie di Palermo e Pescara. «A Pescara abbiamo provato di tutto, ma è dura se non vinci mai. A Palermo invece non sono stato trattato benissimo. Mi hanno mandato in panchina e in tribuna per motivi extracalcistici. Sono spesso stato fuori, ultimo degli ultimi». Adesso è il momento giusto per cercare la definitiva consacrazione e aiutare la Dea a raggiungere il sogno europeo: «La squadra sta bene, vince, io devo solo dare il meglio. Spero di giocare spesso ma lo so, ora dipende da me. A Palermo è successo quello che è successo e a Pescara era una situazione complicata ma non conta. Questa dev’essere la volta buona».