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Costacurta: «Serie A? Finale emozionante, ma il meglio è in Premier League»
Costacurta, ex difensore del Milan e ora opinionista di Sky, ha parlato ai microfoni del Corriere dello Sport sulla Serie A e la Premier League
Costacurta, ex difensore del Milan e ora opinionista di Sky, ha parlato ai microfoni del Corriere dello Sport sulla Serie A e la Premier League. Le sue dichiarazioni:
PREMIER LEAGUE – «La Serie A avrà un finale emozionante ma il meglio è in Premier League con City Liveropool. In campo ci saranno almeno quindici dei giocatori più forti del Mondo. Da una parte e dall’altra. Sarà anche la sfida tra Klopp e Guardiola, uno che nella categoria ha rivoluzionato il calcio».
PALLONE D’ORO – «Quando non vincono certi giocatori il trofeo perde di credibilità. Lewandowski lo avrebbe meritato, lo stesso Salah negli ultimi anni ha ricevuto poca attenzione».
SERIE A – «Nulla è scontato. Milan, Inter e Napoli sono tutte squadre non perfette. Per tornare grandi in Europa serve essere più solidi. In Italia le grandi perdono contro le piccole e questo vuol dire essere imperfetti. Nessuna delle tre è favorita, almeno per me. Tutte stentano a stare sul pezzo. Per tornare a competere con le grandi d’Europa mancano le risorse. Siamo diventati la terza scelta. Abbiamo sottovalutato negli ultimi vent’anni gli stadi di proprietà, le infrastrutture e la sostenibilità. Se gli investitori stranieri preferiscono altri luoghi vuol dire che qualche treno lo abbiamo perso».
SARRI-MOURINHO – «Sarri ha avuto la possibilità di allenare la squadra di riferimento della Serie A e forse ha anche accarezzato l’idea di poter vincere la Champions League al momento della sua firma alla Juve. Per Mou era andato perso il suo appeal in Premier, mentre sapeva che qui lo avrebbero accolto in festa».
ITALIA – «Serve un disastro per trovare idee nuove. A sentire Presidenti e Lega mi sembra che ci siano le giuste motivazioni per ricominciare. Sento parlare di squadre di B e di giovani, ma sono cinque anni che avremmo dovuto spingere su questi fronti. Bisogna spingere gli allenatori ad avere coraggio. I giovani promettenti in Italia ci sono, eccome se ci sono».