2018
Costacurta a 360°: «Il Milan è casa mia, potrei tornare. Seconde squadre? Una vittoria»
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Intervistato ai microfoni del Corriere dello Sport, Alessandro Costacurta ha toccato diversi temi, dal Milan alla Nazionale
Alessandro Costacurta ha lasciato ha parlato a 360° ai microfoni del Corriere dello Sport, partendo dal suo lavoro svolto come vice commissario della FIGC: «Festeggio sei mesi esatti domani: abbiamo fatto tanto e credo bene. La finale dell’europeo Under 19 raggiunta dalla nostra Nazionale è l’ultimo picco. Prima c’era stata l’Under 17, sconfitta anche lei in finale. Ai punti siamo la Nazionale migliore. Non abbiamo vinto, ma i risultati sono radici forti per il futuro». L’Under 19 ha fallito, ad un passo dal traguardo, la possibilità di laurearsi campione d’Europa. Costacurta guarda il bicchiere mezzo pieno: «Ora i nostri club devono avere il coraggio di puntare sui ragazzi: fateli giocare. Il Portogallo era più esperto, molti hanno spazio nelle seconde squadre o in club europei. Il campionato Primavera non basta. Le malizie le impari in serie C e in B contro gente che a un ragazzino gliela fa sudare. Esci più scafato da certe categorie. E poi c’è l’eredità lasciata alla Nazionale: non siamo così a secco di talenti».
Le seconde squadre dovrebbero fare il loro ingresso nel calcio professionistico quest’anno ma, a detta di molti, l’esperimento per ora è da considerarsi un flop: «La Juventus vince da 7 anni: è un club illuminato. Le richieste erano 7-8, i posti due. Il Milan non ce l’ha fatta e non c’era più tempo per rimpiazzarlo. Non è un flop, ma una prima vittoria, un inizio. Si toglie spazio a grandi piazze? Non scherziamo su. Ci sono 80 squadre tra B e C e molte non riescono a sostenersi. Ogni anno ne saltano tante. Le seconde squadre non tolgono spazio a nessuno. Il calcio deve essere sostenibile. Si può far sparire un club come il Bari? Io a ottobre andrò via, ma spero di uscire tra gli insulti e i ‘vaffa’ pur di difendere la scelta sacrosanta delle seconde squadre. Il campionato Primavera non basta, le malizie le impari in B e in C contro avversari scafati: i pari età stranieri sono più pronti, si punta su di loro».
Sul Mondiale e su Mancini: «Mettiamola così: quello delle Nazionali è il nuovo calcio romantico, delle sorprese, delle grandi storie e imprese. Il vecchio calcio, inteso proprio come il romanticismo dei non favoriti, è rinato con la Croazia. Il calcio di oggi è fatto di spettacolo, il calcio dei sogni però appartiene ora alle Nazionali. Mancini? Lo conosco da trent’anni, è un entusiasta. Il Mondiale ha aiutato l’italia a non considerarsi l’ultima ruota del carro. L’eliminazione con la Svezia è stata vissuta come una vergogna, ma pure altre grandi al Mondiale sono cadute con loro: il calcio è livellato. Non esserci andati dà fastidio e non deve ripetersi. Può capitare di perdere con la Svezia, non può essere la regola. L’entusiasmo però è tornato, adesso servono subito i risultati contro Polonia e Portogallo in Nations League».
Quando poi Costacurta parla del suo futuro, le idee sembrano chiarissime: «Tornerò a Sky per continuare a studiare e procedere nel mio percorso da dirigente. È quella la mia strada e, grazie al presidente Giovanni Malagò, al commissario Roberto Fabbricini e alla presenza del direttore generale Michele Uva, ho fatto una bellissima scuola. Poi vedremo se il mio futuro sarà in Federazione, Lega o in un club. Il Milan è casa mia, non ho mai rotto con nessuno. Leonardo è un mio amico. Non lo escludo».