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La Coppa Italia dopo la Super League: il calcio è di tutti, perché non capirlo?

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Dopo l’esperienza Super League ecco anche il nuovo format della Coppa Italia a turbare la coscienza di chi ama il calcio romantico

La rinnovata Coppa Italia ha scatenato un coro di indignazione sostanzialmente unanime. Non soltanto i tifosi a far sentire la propria voce ma anche gli addetti ai lavori, esattamente come successo in quell’incredibile settimana di Super League.

Ma evidentemente non è stata sufficiente la protesta popolare che dall’Inghilterra al resto d’Europa si è propagata con incredibile potenza. Sommosse che addirittura hanno portato al rinvio della sfida di Premier League tra Manchester United e Liverpool.

Ma in attesa di capire quali saranno le eventuali sanzioni per i club e il destino futuro della Super League, ecco deflagrare la nuova polemica. La Coppa Italia cambia formato dalla prossima stagione, escludendo dalla competizione Serie C e Serie D e riducendo le partecipanti a sole 40 squadre.

Inevitabili le dure reazioni del numero uno della Lega Nazionale Dilettanti Cosimo Sibilia e del Presidente della Serie C Francesco Ghirelli, entrambi concordi nel dichiarare la propria avversione nei confronti di un progetto che cancella le favole calcistiche con un colpo di spugna.

Chi non ricorda il doppio confronto tra Alessandria e Milan che caratterizzò la semifinale nel 2016 o l’impresa accarezzata dal Pordenone a San Siro contro l’Inter in una gelida serata nel dicembre 2017. Con quell’eliminazione ai calci di rigore che avvicinò a un passo dalla leggenda i Ramarri.

Ma potrebbero essere altre decine le storie da raccontare e molte di più sarebbero quelle che annualmente echeggiano da più parti nel Vecchio Continente. Dalla Coppa di Francia a quella di Germania, dalla Copa del Rey alla più famosa FA Cup. Tutta Europa viaggia da anni unita nella direzione di un trofeo che racchiuda in sé l’intero calcio delle rispettive nazioni.

Concetto che non è mai stato, e forse mai sarà, nei pensieri della nostra Federazione, concentrata sulla chiusura piuttosto che sull’apertura. Con il chiodo fisso di voler incassare più denaro e poco importa se la fantasia e il romanticismo finiranno di nuovo in un cassetto. Di fatto, esattamente lo stesso ragionamento per cui ci siamo ribellati alla Super League. Perché il calcio è di tutti, ma c’è chi proprio non vuole capirlo.

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