2014
Conte vs Napoli, la guerra tra “poveri” nei giorni dei pesci d’aprile
L’allenatore della Juventus attacca il portafoglio di De Laurentiis, ma la trappola è per Agnelli
Se esistesse un fantomatico calendario per giornalisti, con il quale scegliere i giorni in cui smettere di praticare tale professione, allora senza dubbio bisognerebbe cancellare il primo aprile. Per un giornalista il primo aprile è esattamente come il 31 dicembre per un cameriere: una giornata da dimenticare. Che cosa cambia? Per il cameriere aumenta la mole di lavoro, per il giornalista crescono le insidie. E allora credo che, forse, vada meglio al cameriere.
Nel giorno in cui la “bufala” è dietro l’angolo, diciamoci la verità: quanto può funzionare una notizia creata ad arte nell’era in cui il falso e il vero si mescolano così bene da confonderci? Siamo così bombardati quotidianamente da notizie che di credibile non hanno nemmeno il sottotitolo che alla fine per noi si aprono due strade: o si diventa professionisti dell’anti-bufala o più creduloni di un elettore di Silvio Berlusconi quando ascolta la storia della nipote di Mubarak.
E il giornalista medio italiano, autore di tali “simpatici” artifizi, è anche un po’ come l’elettore di sinistra (per dovere di par condicio): molto attento ai dettagli, ma anche ingenuo come Bersani quando pensava che avrebbe “smacchiato” il suo storico rivale. Un esempio pratico: la tediosissima guerra tra “poveri” che si è scatenata nel post-partita di Napoli-Juventus. «Il Napoli ha investito in un anno quanto abbiamo fatto noi in tre stagioni, quindi il nostro risultato è straordinario», parte Antonio Conte. «Loro possono permettersi di mettere in panchina gente che guadagna 3 milioni l’anno», replica Rafael Benitez. «Conte dice di aver speso 20 milioni? Allora mi dica cosa fanno con un fatturato di trecento», si inserisce Aurelio De Laurentiis con la sagacia pari all’intelligenza tattica di Thiago Motta quando lo vediamo in Nazionale (fortuna che giochi in Francia il resto dell’anno).
Mancanza di sagacia, sì, perché è una trappola bella e buona quella dell’allenatore bianconero, il cui tentativo di esaltare una cavalcata largamente sminuita si è intrecciato con una bordata secca alla sua stessa società. Del resto anche la Roma sta facendo meglio dei partenopei pur avendo speso meno. Il fatto è che metà dei soldi investiti da De Laurentiis basterebbero alla Juventus per rinforzare la rosa, rendendola più protetta da figuracce europee, e, conoscendo il tecnico salentino, che non vorrebbe perdere nemmeno ad un torneo di briscola, possiamo immaginare quanto ancora sia bruciante lo scivolone turco. Un campanello d’allarme, dunque, per Andrea Agnelli in una fase in cui si aprono discorsi delicati sul rinnovo di Antonio Conte: dopo aver dominato l’Italia, bisogna allargare l’orizzonte all’Europa per convincere il tecnico a proseguire il matrimonio. E l’unica strada possibile è quella degli investimenti.
E allora nel giorno in cui Sergio Ramos è passato al Milan e Vincenzo Iaquinta ha firmato per il Parma, lasciamoci con un po’ di amarcord e, dunque, con il “Messi-Juve, sogno possibile” di qualche anno fa. Ah, no, non era primo aprile… Nessun problema: ogni giorno lo è diventato.