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Conte: «Tottenham? Stimolante. Lukaku unica spesa folle della carriera»

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Le parole di Antonio Conte a SportWeek, il settimanale di approfondimento della Gazzetta dello Sport, sull’arrivo al Tottenham e addio all’Inter

Antonio Conte si è concesso ad una lunga intervista a SportWeek, settimanale di approfondimento della Gazzetta dello Sport. Tanti i temi trattati dall’ex allenatore dell’Inter ora al Tottenham. Ecco le sue parole:

TOTTENHAM«Il presidente Levy ha dimostrato di volermi a tutti i costi. Nelle sue parole e negli investimenti fatti ho percepito la voglia di eccellere. Se uniamo questa capacità fuori dal campo a quello che posso dare io in campo, si può davvero impostare un lavoro serio e profondo. La squadra è giovane, ma ci sono ampi margini di miglioramento. La concorrenza è spietata con i quattro colossi Chelsea, City, Liverpool, United. E poi Arsenal, West Ham, Everton…Non mi hanno mai spaventato le sfide, mi basta avere anche solo un 1% di possibilità di vincerle per iniziare la mia battaglia. Non ho mai preso squadre che avevano vinto l’anno prima, ma sempre percorsi di ricostruzione. La Juve veniva da un ottavo posto, il Chelsea da un decimo, l’Inter da un quarto. So che ci vorrà un po’ di pazienza stavolta. A Milano ho lasciato un lavoro finito. Qui devo ricominciare da capo ed entrare a stagione in corso non è mai semplice»

CONTE E LE SPESE SUL MERCATO«Mi viene da ridere. Mi lasci dire che io nella mia carriera alla fine ho sempre fatto guadagnare, non spendere. Ho spesso lavorato con giovani da formare, atleti svalutati o da ricostruire, calciatori che fino a quel momento non avevano mai vinto. Tutti giocatori che si sono rivalutati, grazie al mio lavoro. In carriera ho chiesto solo un giocatore che è stato pagato tanto…»

LUKAKU«Esatto. Lo chiesi in base agli obiettivi che mi erano stati presentati. I dirigenti dell’Inter vennero a casa mia a dirmi che volevano abbattere l’egemonia della Juve e portare l’Inter sul tetto del mondo, sfruttando grandi disponibilità economiche. Chiesi Lukaku ritenendolo fondamentale. Ma guardi anche a quanto è stato rivenduto: quasi il doppio. Come Hakimi. Ma potrei citare la valorizzazione di Barella, Bastoni, Lautaro, che prima del mio arrivo non giocava… Alla Juve ho avuto il piacere di lavorare con Barzagli, Bonucci e Chiellini: fenomeni, ma quando li avevo io ancora non avevano vinto nulla».

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